7.5
- Band: RAGE
- Durata: 00:54:36
- Disponibile dal: 10/01/2020
- Etichetta:
- Steamhammer Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo la parentesi dedicata al progetto Refuge, in cui una delle formazioni più iconiche ad aver sfoggiato il logo dei Rage si è riproposta al pubblico con un lavoro inedito, messer Peavy Wagner torna sul mercato in questi primi giorni del 2020 con il nuovo e atteso full-length della sua band principale. L’ultimo atto dell’opera Rage, che vede alla chitarra il piccolo e talentuoso Marcos Rodrìguez e alla batteria il greco Vassilios Maniatopoulos, può già contare all’interno del proprio repertorio ben due prodotti di tutto rispetto come “The Devil Strikes Again” e “Seasons Of The Black”, ma si potrebbe dire che con questo “Wings Of Rage” sia stato fatto un lavoro in parte differente dal punto di vista compositivo, forse anche sfruttando qualche rimasuglio di ispirazione a seguito del sopracitato album dei Refuge.
Sin da subito, dopo gli ululati iniziali della opener “True”, appare chiaro che potremmo tranquillamente essere in presenza del lavoro più classico tra tutti quelli che i Rage ci hanno dato modo di ascoltare negli ultimi anni: un songwriting veloce e tagliente, ma anche molto melodico e dalle forti connotazioni old school power metal, con quindi un’attenzione minore rivolta all’aggressività simil thrash dei due predecessori. Lo stesso Peavy si cimenta in un cantato decisamente più acuto, musicale e in linea con le vecchie produzioni, il che risulta a tratti sorprendente considerando che anch’egli non è più propriamente un giovanotto. Il guitar work è simile a quello che da sempre apprezziamo, ma anche in questo è palese l’importanza decisamente maggiore riservata al fraseggio e al gusto in fase ritmica e solista, senza mai scendere sotto determinate tonalità e limitando di fatto la deriva più oscura, pur non mancando sezioni comunque cadenzate, come tutta la parte finale e l’emozionante “A Nameless Grave”, in cui a spiccare sono anche gli archi e la componente orchestrale molto marcata e per certi versi inaspettata; quest’ultima proseguirà anche per tutta la parte seguente in “Don’t Let Me Down” e “A Shine In The Light”, divenendo di fatto una vera e propria protagonista insieme ad alcune delle linee di chitarra solista più suggestive mai trovate all’interno di un disco dei Rage. Carina anche l’idea di dividere di fatto questa fase dalla precedente con l’intermezzo “Shadow Over Deadland (The Twilight Transition)”.
La riproposizione modificata del capolavoro “Higher Than The Sky”, collocata per giunta subito prima delle battute finali, si sarebbe anche potuta evitare, trattandosi di un brano già perfetto e inossidabile nella sua essenza metallica e nel contempo catchy; senza contare che le conclusive “Blame It On The Truth” e “For Those Who Wish To Die” convincono e decisamente non sfigurano all’interno di una tracklist che ha evidentemente sparato tutte le cartucce più penetranti nei primi tre quarti della durata: in particolar modo la forza del trittico composto dalla tltle-track e dalle precedenti “Chasing The Twilight Zone” e “Tomorrow” è qualcosa di a dir poco fomentante e azzeccato all’interno del contesto.
Quanto detto in precedenza viene inoltre enfatizzato dall’ottima lavoro svolto in fase di produzione, dove si è cercato di dare un’impronta leggermente più vecchia scuola al tutto, girando di fatto le spalle allo stile decisamente più compatto e moderno tipico di Nuclear Blast.
Sebbene non si tratti assolutamente di un capolavoro, è innegabile che ancora una volta Peavy e soci abbiano fatto centro, confezionando un’opera in grado di modulare con scioltezza dall’essenza puramente heavy/power dell’inizio, passando per una versione decisamente più orchestrale ed elaborata, fino al totale incupimento di quest’ultima; il tutto mantenendo intatta la volontà di fare un lieve passo indietro nel tempo, senza però far fare spostamenti effettivi ad un’asticella settata sempre e comunque verso l’alto. A tutto questo aggiungete una delle copertine più fiche che si potessero utilizzare e avrete senz’altro la ricetta giusta per cominciare il nuovo anno metallico con entusiasmo.