6.5
- Band: RAGNAROK
- Durata: 00:38:40
- Disponibile dal: 05/03/2010
- Etichetta:
- Regain Records
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
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Dopo sei lunghi, lunghissimi anni, dai norvegesi Ragnarok era lecito aspettarsi qualcosa di più. “Blackdoor Miracle” nel 2004 ci aveva restituito una grande band dopo un periodo di appannamento totale avuto con il deludente “In Nomine Satanas”, e sembrava fosse ritornata agli splendori degli inizi. Questi ultimi anni per questa storica black metal band norvegese, sempre rimasta troppo in ombra rispetto alle sua capacità, non devono essere stati facili e comunque hanno portato ad una rivoluzione all’interno della formazione dove è rimasto solo il batterista fondatore Jontho. Inevitabile dunque che le cose cambino parecchio se in gruppo rimane soltanto un batterista, seppur leader del gruppo. E così i Ragnarok hanno perso per strada due membri storici come Jerv al basso e Rym alla chitarra, mentre non c’è più nemmeno Høst alla voce, celebre leader dei Taake. Dunque quando ci si approccia all’ascolto di questo nuovo “Collectors of the King” bisogna tener conto di tutti questi fattori, peraltro facilmente individuabili. Il sound dei Ragnarok è inevitabilmente cambiato come il riffing, anche se non è stato rivoluzionato. Il sound scelto per questa release, nato nei Endarker Studios a Norrköping in Svezia sotto la supervisione di Magnus Devo Andersson dei Marduk, è monolitico e oscuro, assai diverso da quello gelido e sferzante scelto per il predecessore “Blackdoor Miracle”. I Ragnarok partono bene con due brani assassini, oscuri e violenti come in tipico stile della band; non ci sono attimi di riposo, forse c’è qualche melodia in più rispetto al passato ed il suono granitico delle chitarre sembra quasi avvicinare la band al classico sound di un gruppo black metal svedese piuttosto che norvegese. Con il passare dei minuti i Ragnarok si adagiano, una volta trovata la formula vincente per questa release decidono di giocare sul sicuro e di non spingersi oltre, ma così facendo la seconda parte dell’album risulta un po’ troppo ristagnante anche se la titletrack e “May Madness Hunt You Down” sono due canzoni che hanno una grande presa. La sensazione generale è che “Collectors Of The King” serva più che altro al gruppo per ritrovarsi e per iniziare a tracciare un nuovo percorso legato comunque al proprio passato. I Raganrok sono sempre un gruppo black metal puro e volento al 100%, dopo però tanti anni di inattività ed una nuova formazione è lecito dare del tempo alla band per ritrovare se stessa. In passato i Ragnarok hanno già mostrato di aver la forza di rialzarsi, continuiamo a confidare nelle loro capacità.