8.0
- Band: RAIN
- Durata: 00:44:21
- Disponibile dal: 28/08/2003
- Etichetta:
- Rising Works
- Distributore: Self
Spotify:
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L’heavy metal DEVE rinnovarsi; non si può vivere di ricordi passati; gli eighties hanno fatto la loro epoca; largo alle nuove generazioni. Ideali e convinzioni di questo tipo sono da evitare durante l’ascolto di “Headshaker”, nuovo full lenght dei bolognesi Rain. Nati nel 1980, da oltre vent’anni il gruppo emiliano porta avanti la bandiera dell’heavy metal che ha regnato nei gloriosi anni ottanta, un sound classico, massiccio e terribilmente carico d’energia, distribuito in maniera equa e costante negli undici brani di questo full lenght. L’amore verso sonorità vicine a dinosauri quali Saxon e Ac/Dc, senza disdegnare l’heavy rock a stelle e strisce che ha fatto la fortuna di Riot e anti altri illustri colleghi trasuda in ogni strofa, ponte e ritornello nato dal frizzante song writing del quintetto nostrano. Punti di forza di “Headshaker” sono senza dubbio i massicci riffs di Amos e Lucio Tattini (unico superstite della formazione originale) alle sei corde, più la carismatica ed efficace ugola di Tronco che, forse non di fama, ma per capacità non è per nulla inferiore ad altri singer ben più blasonati della nostra scena. I cliché dei tempi andati sono tutti presenti: brani veloci come la title track corrono affiancati dal letale mid tempo di “Viking” e da trascinanti cori in grado di rendere ogni refrain vera e propria manna per gli amanti dell’heavy metal sound. Ovvio che da un disco come “Headshaker” è praticamente impossibile trovare innovazioni, sperimentazioni o idee così mirabilanti da stravolgere il genere proposto, qui si parla di quarantaquattro minuti di grande musica suonata con l’unico intento di divertire e far scorrere vorticosamente l’adrenalina nelle vene. Una lunga, infinita gavetta quella i Rain, ma ventitre anni di devozione al verbo della musica stanno ora iniziando a fruttare consensi, chissà che una buona distribuzione come la Self non sia in grado di far conoscere a dovere i prodi bolognesi a tutto il suolo italiaco, e magari anche a qualche chilometro più in là. L’heavy metal DEVE rinnovarsi….ma chi l’ha detto?