9.5
- Band: RAINBOW
- Durata: 00:33:51
- Disponibile dal: 17/05/1976
- Etichetta:
- Polydor
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Per questa puntata de “I Bellissimi” vogliamo parlare di un album più per l’importanza che ha rivestito nello sviluppo della scena heavy moderna piuttosto che per la bellezza intrinseca della musica in esso contenuta. L’anno è il 1976, e la scena musicale hard & heavy era appunto assai diversa da quella attuale. Ai tempi, molte delle sottodivisioni in subgeneri, le categorizzazioni che vanno tanto di moda adesso… non c’erano. C’era una musica, il rock, che derivava dal blues, che proprio in quel periodo si stava modificando in qualcosa d’altro. Già Deep Purple, Led Zeppelin e soprattutto Black Sabbath stavano lavorando a questo concetto per creare le basi di quel grosso ramo da cui poi sarebbe fiorito in tutta la sua bellezza l’heavy metal, facendo nascere con esso anche tutti quei sottogeneri di cui ci occupiamo quotidianamente oggi. Ben saldi a questo ancora acerbo ramo, intorno alla metà degli anni Settanta, c’erano però anche i Rainbow, realtà hard rock creata da sua maestà Ritchie Blackmore, da poco uscito dai Deep Purple. Ed è proprio da loro, dai Rainbow, che è arrivato nel 1976 il disco “Rising”, disco che sarebbe poi diventato lo spunto principale di una enorme evoluzione nel campo di un heavy metal ai tempi ancora giovane, un disco che a conti fatti avrebbe cambiato per sempre il volto della musica, presentandoci in soli trenta minuti quattro elementi che sarebbero diventati fondamentali per la nostra musica. Il primo di tali elementi si può ritrovare certamente nello stile chitarristico di Blackmore stesso, non a caso definito come uno dei chitarristi più influenti del rock moderno, che mai risultò ispirato e perfetto come in questo album, che contiene assoli di pregio unico. Il secondo elemento è riconoscibile nel nome di Cozy Powell e nel suo drumming eclettico, vario, impreziosito dall’uso di tecniche fino ad allora quasi del tutto sconosciute. E’ anche grazie alla sua immensa prestazione in “A Light In The Black” che si è poi sviluppato il power metal, musica guidata dal ritmo forsennato di una doppia cassa suonata in una maniera che per i tempi era assolutamente innovativa, scandita da un uso del pedale che adesso è possibile ascoltare in quasi tutti i gruppi della scena power, ma che negli anni Settanta solo lui era riuscito ad immaginare. E se dunque con “A Light In The Black” Blackmore e Powell gettavano le basi per la futura evoluzione del genere power, non si può non riconoscere in “Stargazer”, canzone tra le più discusse della storia, il vero capostipite del genere epic metal. Dalle liriche fantasy, da sempre care ai Rainbow, al riffing cupo alternato ad una tastiera mai così evocativa, tutto ai tempi suonava nuovo, mai sentito, l’origine appunto di qualcosa di importante. E, dopo aver ricordato la presenza di un chitarrista immenso, di un batterista innovativo e di una canzone tra le più belle ed emozionanti mai scritte nella storia del rock, arriviamo all’ultimo ‘regalo’ che “Rising” consegna agli ascoltatori di tutto il mondo. Ovviamente lui, Ronnie James Dio, il cantante heavy metal per eccellenza, icona e guida di schiere e schiere di cantanti, che dopo gli esordi con i più sconosciuti Elf veniva mostrato alle masse in tutta la sua perfezione, pronto a porsi ai vertici del metal ed a scrivere indelebilmente il suo nome nella lista dei cantanti heavy. Con questi elementi, si capisce che stiamo parlando di un disco dal valore intrinseco altissimo, uno dei più importanti per il volto che ha il metal ora. La lezione di storia è finita, ora non resta che ascoltarlo un’altra volta.