7.0
- Band: RAINING NAILS
- Durata: 44:37
- Disponibile dal: 27/10/2023
- Etichetta:
- Rockshots Records
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I Raining Nails sono un quartetto formato in Italia e avviato dal bassista e compositore Massimo Flak, che già dal 2017 aveva iniziato a gettare i semi di quello che poi si sarebbe trasformato in una realtà musicale, capace – sei anni dopo – di rilasciare il suo primo album, intitolato “Human Deeds”.
L’esordio dei Raining Nails è preceduto dal singolo “Anthem” che, oltre a regalare un gustoso antipasto, aiuta a comprendere lo stile musicale di un gruppo composto esclusivamente da musicisti provenienti dal Bel Paese: le sonorità proposte sono quelle dell’heavy metal classico degli anni Ottanta e Novanta con note di fondo che attingono, senza mai diventare troppo invasive, dal mondo del symphonic metal e accompagnano una voce dal carattere più squisitamente rock.
Ascoltando il lavoro nella sua interezza ci si rende immediatamente conto di come, nonostante ci si trovi davanti ad un disco di esordio, i Raining Nails mostrino già una certa maturità artistica, riuscendo, fin da subito, ad incanalare l’ascoltatore verso uno stile musicale chiaro ed inequivocabile.
Tra i pezzi che maggiormente catturano l’attenzione troviamo sicuramente “Chained”, che apre con un veloce ed aggressivo riff di chitarra e si fa strada su una linea di tastiera epica ed incalzante, vicina alle ambientazioni proposte dai primi Symphony X.
“Queen Of Thorns” è un altro brano degno di nota, in cui le parti vocali emergono mettendo in mostra una certa versatilità del reparto canoro, e sfogando su un ritornello che richiama quello di “Fear Of The Dark” dei Maiden, chiaro segno dell’impatto che la Vergine di Ferro ha avuto sullo stile dei Raining Nails. “Headcrusher” segue una filosofia abbastanza simile con un intro di chitarra veloce e una batteria dritta e scandita. Il pezzo si sviluppa organicamente, anche se a tratti sembra quasi di ascoltare “I Don’t Wanna Stop” del buon vecchio Ozzy; complice anche un bel solo in cui il chitarrista Giacomo Paradiso si diverte parecchio a suon di bending e pentatoniche, proprio come farebbe Zakk Wylde.
La ballata su cui sfoderare gli accendini è una prerogativa di molti album hard’n’heavy e “Human Deeds” non fa eccezione, regalando agli ascoltatori “Close To You”: un lento dal sapore classico accompagnato da una chitarra squillante e un pianoforte di sottofondo, su cui la voce riesce ad adagiarsi senza problemi, per un momento piacevole e in grado di permettere all’ascoltatore di riprendere il fiato dopo un’apertura dell’album quanto mai sopra le righe. Il premio per il miglior pezzo dell’album va invece, ad opinione di chi scrive, a “Not Strong Enough” che apre con un bell’intro di chitarra e si trasforma in un piacevole inno rock, dal ritornello decisamente cantabile e degno forse di ricoprire il ruolo di singolo.
“Human Deeds” è un lavoro discografico valido in maniera quasi inaspettata, specialmente considerando che è la prima proposta musicale rilasciata al grande pubblico dai Raining Nails: siamo sicuramente davanti ad un album facilmente fruibile e digeribile senza particolari sforzi, ma la cura nelle parti vocali e nelle linee melodiche, soprattutto quelle chitarristiche, lascia sicuramente un buon retrogusto una volta conclusa l’ultima traccia del full-length.
Dopo un paio di ascolti, quando la luna di miele uditiva regalata da un nuovo album giunge al termine e l’orecchio dell’ascoltatore può focalizzarsi sui dettagli, qualche piccola sbavatura tuttavia si scorge: il mixaggio dell’album, ad esempio, avrebbe potuto enfatizzare maggiormente le linee solistiche di chitarra, che invece a volte si amalgamano un po’ troppo con il substrato, risultando spesso appannate e poco incisive; un peccato, specialmente considerando che i fraseggi chitarristici mostrano una buona padronanza dello strumento e un gusto musicale piuttosto sviluppato. Anche dal punto di vista dei volumi si sarebbe potuto fare un lavoro più certosino e uniforme, evitando un divario troppo marcato quando si salta da un brano all’altro.
In conclusione possiamo sicuramente dire che un paio di piccole incertezze non minano di certo un buon lavoro di esordio, che mette in mostra una band capace e da tenere assolutamente sott’occhio.