RAM – Svbversvm

Pubblicato il 07/11/2015 da
voto
7.0
  • Band: RAM
  • Durata: 00:50:03
  • Disponibile dal: 30/10/2015
  • Etichetta:
  • Metal Blade Records
  • Distributore: Audioglobe

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Giunti al quarto capitolo in studio, rilasciato a tre anni di distanza dal valido “Death”, i cinque impavidi alfieri scandinavi forgiano nel fuoco un lavoro a tratti imperfetto, ma al contempo intenso ed appassionante, meritevole di riportare il caro e vecchio heavy metal su ragguardevoli livelli qualitativi. I Ram compiono un piccolo passo in avanti in ambito compositivo, rimuovendo dal tessuto epidermico ogni minima traccia di NWOBHM, per lasciare spazio ad una ribollente colata lavica di purissimo acciaio. L’abbandono dello storico chitarrista Daniel Johansson, egregiamente sostituito dall’esordiente Martin Jonsson, non ha minimamente intaccato la determinazione dei protagonisti. Durante l’ascolto di “Svbversvm” veniamo infatti risucchiati per cinquanta minuti nel lontano 1984, periodo nel quale gruppi iconici del calibro di Judas Priest e Mercyful Fate avevano raggiunto il proprio zenit compositivo. Proprio queste due inarrivabili realtà hanno ispirato maggiormente l’operato del collettivo scandinavo, il quale decide saggiamente di plasmare un sound potente, compatto e belluino, sulla scia di quanto udito in passato su “Painkiller”. Le terremotanti “Eyes Of The Night” e “Enslaver” sono due brani in grado di scatenare un furioso headbanging in dieci secondi netti, ma “Svbversvm” offre il meglio di sé quando la band decide di avventurarsi in labirinti sonori più complessi, meglio se impregnati di un’abbondante dose di zolfo. L’inquietante copertina preconizza il contenuto di un episodio come “Holy Death”, gagliardo mid tempo di scuola Accept, che svolta improvvisamente in un malvagio riffing decadente e circolare, che rimanda ai migliori momenti coniati dal Fato Misericordioso. Imperiosi e tonanti cori enunciati da sinistri templari ci trascinano alle porte degli inferi con l’ossianica “Temples Of Void”, così come gli umori cangianti della title track sintetizzano l’eclettico linguaggio con cui si esprimono distintamente gli arrembanti vichinghi. Il Prete di Giuda viene nuovamente chiamato in causa nell’incedere frizzante di “The Omega Device”, sorta di “Heading Out To The Highway” aggiornata al nuovo millennio. Qualche lieve ma significativa flessione nella scaletta si palesa all’altezza della rutilante “Return Of The Iron Tyrant”, traccia assolutamente godibile, purtroppo scevra del chorus vincente in grado di spedirla nell’Olimpo. In “Forbidden Zone”, i Nostri sembrano smarrire il bandolo della matassa, elaborando una composizione sin troppo pretenziosa e inconsistente nella sua traballante struttura, mentre la solida “The Usurper” rimanda ai Dio di “Holy Diver”, pur senza raggiungerne il medesimo spessore artistico. Nonostante emerga qualche perdonabile caduta di tono che allontana i Ram dall’auspicata eccellenza, siamo ben felici di constatare l’ottimo stato di salute di cui gode la scena ‘retro metal’ svedese. Dieci, cento, mille di questi gruppi.

TRACKLIST

  1. Return Of The Iron Tyrant
  2. Eyes Of The Night
  3. The Usurper
  4. Enslaver
  5. Holy Death
  6. Terminus
  7. The Omega Device
  8. Forbidden Zone
  9. Temples Of Void
  10. Svbversvm
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