9.0
- Band: RAMMSTEIN
- Durata: 00:44:30
- Disponibile dal: 25/08/1997
- Etichetta:
- Universal Music Enterprises
- Distributore: Universal
Spotify:
Apple Music:
Metà anni ’90: mentre Oltreoceano l’onda lunga del ciclone grunge sta per lasciare il posto all’esplosione del nu-metal, nella più vicina Germania, finora nota più che altro per aver dato i natali a illustri gruppi power e thrash, va prendendo forma una band destinata ad imporre presso il grande pubblico il cantato in tedesco. Loro sono ovviamente i Rammstein (nome mutuato dalla quasi omonima base NATO, teatro di un terribile incidente aereo qualche anno prima), esordienti nel ’95 con l’ancora acerbo “Herzeleid”, ma definitivamente esplosi due anni dopo proprio con “Sehnsucht”; un secondo lavoro che definisce i contorni del cosidetto tanz-metal (sinonimo più colloquiale della corrente identificata come Neue Deutsche Härte), proiettando la formazione teutonica nelle zone alte delle classifiche anche fuori dalla madre patria. Dopo le polemiche legate all’accusa di inneggiare alla razza ariana sull’artwork di“Herzeleid”, il suo successore si presenta in sei diverse varianti (una per ogni membro della band), ben rappresentative delle atmosfere coercitive e gelidamente oscure che caratterizzano il disco. Se la titletrack mette subito in chiaro la direzione dell’album – con il riffing marziale delle due chitarre contrapposto alla melodia orientaleggiante del sempre più protagonista Christian ‘Flake’ Lorenz -, la successiva “Engel”, non a caso scelta come primo singolo, rappresenta il lasciapassare verso il pubblico mainstream, grazie ad un ipnotico fischio ripetuto all’infinito e alla contrapposizione tra il cantato aspro di Till Lindemann e quello sensuale di Christiane ‘Bobolina’ Herbold. Il martellamento dei sei fabbri teutonici prosegue incessante con l’infuocata “Tier”, il cui riff portante è di fatto uguale a quello di “Engel”, a riprova di come la fantasia ritmica non sia una prerogativa del genere, e la più celestiale “Bestrafe Mich”, fino a toccare un nuovo apice con la celeberrima “Du Hast”, quintessenza del techno-metal diventata subito una hit nei dancefloor di mezzo mondo. Il livello di testosterone resta alto anche con l’incendiaria “Bück Dich”, complice un testo abbastanza esplicito sulle posizioni ad angolo retto, mentre con “Spiel Mit Mir” (una sorta di ‘Saw’ in versione incestuosa) le atmosfere si fanno più rarefatte, fino ad arrivare alle chitarre acustiche di “Klavier”, sofferta ballad dai toni comunque epico-acidi, preludio alle influenze gothic meglio approfondite negli album successivi. In chiusura del lato B, la claustrofobica “Alter Mann” inizia a mostrare un po’ il fianco alle accuse di ripetitività, ma il finale è comunque in crescendo con le ritmiche danzerecce di “Eifersucht” e l’ironica “Küss Mich (Fellfrosch)”. Le infuocate (in tutti i sensi) esibizioni dal vivo e la partecipazione al Family Values Tour dei lanciatissimi Korn contribuiranno al successo planetario di “Sehnsucht”, unico album cantato in tedesco a diventare platino negli USA, nonché apice compositivo, insieme al successivo “Mutter”, di una delle band più chiacchierate degli ultimi vent’anni, nonostante una vena creativa ormai apparentemente inaridita.