6.5
- Band: RAPID FIRE
- Durata: 00:47:43
- Disponibile dal: /12/2004
- Etichetta:
- Steelheart
- Distributore: Adrenaline
Esordio discografico per gli italiani Rapid Fire, sotto l’egidadell’attenta label Steelheart Records: i nostri sono attivi dal 1998 earrivano al debutto dopo alcuni aggiustamenti nella formazione e laregistrazione di un paio di demotape che rivelano la passione per gliIron Maiden e soprattutto i Running Wild. La bio descrive i Rapid Firecome una band dedita al classic metal ottantiano e l’affermazione sirivela esatta solo in parte, perché se è vero che in effetti deiripescaggi dell’epoca sono ben presenti soprattutto a livello di riff,spesso e volentieri le melodie e le partiture sono tipiche del powermelodico di ultima generazione. “Scream” parte subito forte, con unatripletta di brani davvero ben eseguiti sui quali si staglia subito lavoce particolare di Antonio Pecere, potente e in grado di raggiungerenote davvero elevate, ma dal timbro piuttosto roco che lo allontanadalle sirene teutoniche e scandinave, tanto tecnicamente ineccepibiliquanto spesso e volentieri inespressive. Soprattutto la terza traccia,”Fast like The Fire”, esplicativa già dal titolo, convince grazie alsuo riffing ficcante e il gran lavoro dietro le pelli del bravo RinoMigliozzi. Con “Wild Obsession” all’altezza del chorus si sconfina interritori più hardrockeggianti che sembrano essere abbastanza in voganegli ultimi tempi, quando inseriti in un contesto più prettamentepower. Il primo e unico rallentamento vero e proprio dell’album avvienealla song successiva, “Wake Up”, power ballad assolutamente canonica,seguita da “Restless Soul”, molto simile come struttura a quantosentito nella prima parte dell’album: sezione ritmica sugli scudi, conla batteria a elicottero in stile Dan Zimmermann (Gamma Ray, FreedomCall) e chitarre che elargiscono melodicissimi giri ottantiani. Dopouna strumentale che sa molto di iron Maiden sporcati di prog, eccoarrivare le tre canzoni che chiudono l’album: “Coming Hope” alza ilritmo delle composizioni, con una sezione ritmica serrata come non mai,memore stavolta della lezione di “Awake” dei Dream Theater, con unchorus debitore dei Gamma Ray azzeccato e che si imprime in testa alprimo ascolto pur senza essere banale. I Rapid Fire tributano poiomaggio a dei maestri del metallo degli anni che furono coverizzando ingiapponese (!) la bella “Crazy Doctor” dei cult heroes nipponiciLoudness, ai quali i ragazzi devono più che qualcosa. L’ultima tracciadel lotto è “Perfect World”, un tipico pezzo power senza infamia esenza lode come ormai se ne sentono a migliaia, anche se il bridgecentrale rallentato non è affatto male. Tutto sommato la band sforna undebut album discreto, lontano anni luce sia dai capolavori ottantianisia alle opere migliori degli ultimi anni in campo power, ma non perquesto da buttare; innanzitutto le liriche dell’album, cosa più unicache rara, non sono a sfondo fantasy, i ragazzi poi si dimostranoaffiatati e preparati sia tecnicamente che a livello compositivo (laquasi totalità dei pezzi vede lo zampino di Yuri Fiorani, ilchitarrista ritmico) e il singer Antonio Pecere, già voce dei Sigma, èdi quelli che può far fare il salto di qualità. In ambito power sonopoche le band che sanno guardare avanti ed osare qualcosa più deglialtri, i Rapid Fire non sono tra questi, ma almeno reinterpretano ilpassato con un certo gusto e una certa intelligenza, lasciandopresagire un futuro che potrebbe regalare loro delle soddisfazioni.