8.0
- Band: RASPAIL
- Durata: 00:26:00
- Disponibile dal: 03/05/2013
Spotify:
Apple Music:
Togliamoci subito il pensiero: in ambito “nuove realtà italiane”, i Raspail vanno già annoverati fra le migliori. Per tutta una serie di motivi. Per cominciare, i Nostri hanno le canzoni, e questo ovviamente è tutto fuorchè un dato irrilevante. Di questi tempi in molti si auto-incensano, sostenendo di avere nel repertorio chissà quali hit, oppure all’altro estremo, tanti altri barattano la capacità di comunicare con una presunta “ricerca sul suono” e una “originalità” che spesse volte è soltanto sinonimo di pretenziosità e voglia di strafare. I Raspail, più modestamente, abbinano le loro influenze – note e meno note – con un’esperienza nel campo del songwriting ormai quasi ventennale, facendo sì che in questa formula i due elementi si sostengano a vicenda ed esprimano una visione della musica chiara ed emozionante. In fondo, è questo il senso dello scrivere canzoni: irretire l’ascoltatore, coinvolgerlo con musica e parole, magari anche sfidandolo con soluzioni poco convenzionali, ma, in definitiva, fornirgli qualcosa con un minimo di senso. Pur non arrivando mai alla linearità più aperta, è evidente che la band capitolina sappia come come comporre brani che lasciano il segno: apatia generale e disperazione sono le coordinate da cui i Nostri traggono ispirazione, ma il loro doom-death metal non si limita alla reiterazione di quelle atonalità o a quelle lungaggini alle quali tante formazioni dedite a questo genere si affidano per nascondere spesso e volentieri una certa mancanza di idee. I Raspail propongono una musica dura, strutturata e persino incalzante, ma la loro peculiarità più grande rimane comunque una straordinaria limpidezza melodica e una indubbia lucidità emotiva, peraltro esaltata alla perfezione da una resa sonora calda e passionale, lontana da quelle produzioni sin troppo pulite e “pompate” che oggigiorno spopolano nella scena metal. Inoltre, un plauso va agli arrangiamenti: anch’essi provano spesso a battere strade inusuali, partendo dal minimalismo dei vecchi Katatonia per poi inerpicarsi su finezze e ipnotismi post rock. Insomma, anche se si tratta di soli tre brani, si può dire che la carriera di questa nuova realtà della scena romana sia partita nel migliore dei modi, con quello che è senz’altro uno degli EP più interessanti ascoltati ultimamente. Questi musicisti hanno da sempre delle cose da dire, e le sanno dire sempre meglio.