7.5
- Band: RAVEN
- Durata: 00:38:51
- Disponibile dal: 18/09/2020
- Etichetta:
- Steamhammer Records
- Distributore: Audioglobe
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Ogni volta che una band storica rilascia un album, i commenti ricalcano spesso il medesimo tenore: “Bello, ma i primi lavori sono inarrivabili” oppure “Ok, ma dal vivo faranno solo un paio di pezzi preferendo le hit del passato”. Bene, accartocciate quanto appena scritto e riponetelo nel cestino che avete di fianco alla vostra scrivania. Questo perché il nuovo dei Raven non è solamente il loro quattordicesimo disco in carriera, ma molto, molto di più. E’ una superba prova di come nel 2020 si possa ancora suonare l’heavy metal più energetico e, nel caso del gruppo di Newcastle, più atletico: quel metallo di matrice britannica che permise proprio ai Raven di sigillare a suo tempo il proprio nome tra quelli seminali del genere. Non che il precedente “Exterminate” fosse mediocre o scarico, tutt’altro, ma il qui presente “Metal City” ha davvero una marcia in più. In sede di presentazione, lo stesso John Gallagher aveva preannunciato: “Sarà un album veloce e folle“. E come dargli torto? Pigiate ‘play’ e lasciate che “The Power” in apertura vi prenda a cazzotti in pieno stomaco. Si torna indietro ragazzi, di quasi otto lustri, quando i Gallagher bros, nel giro di due anni, diedero alle stampe due assolute bombe al vetriolo: sarà un caso che la t-shirt indossata da John sulla cover-fumetto del nuovo full-length riporti il titolo del mitico “Rock Until You Drop”? Ritmi forsennati in alcuni casi, rocciosi in altri, anthemici in altri ancora: tutti sviluppati in dieci brani, rinnovando, anche in questo caso, una tracklist che negli ultimi tempi si era fin troppo aggrovigliata in un numero troppo alto di pezzi proposti.
Un’età, quella dei fratelli Gallagher che, pur avanzando inesorabilmente, sembra essersi immersa in una vasca di elisir di eterna giovinezza, dove pure l’ugola di John appare più elastica e versatile, acuti compresi. Ma un apporto decisivo alla buonissima riuscita di “Metal City” arriva all’ultimo membro entrato in casa Raven, ovvero Mike Heller (già batterista dei Fear Factory) alla ‘prima’ in studio con il gruppo inglese. Nella line-up dal 2017, in sostituzione del mitico Joe Hasselvander, il drummer americano, oltre ad aver supportato Michael Wagener in sede di produzione, aveva già dato prova delle sue capacità nel corso del tour europeo svoltosi un paio di anni fa in compagnia di Saxon ed FM (ricordate la data esplosiva di quell’ottobre al Live Club di Trezzo?). Qualità che Heller ha confermato lungo tutti i quaranta minuti previsti nel nuovo full-length portando a termine una performance di assoluto spessore.
Tornando alla musica vera e propria, se “The Power”, come detto, rappresenta la perfetta opener, diretta e adrenalinica al punto giusto, la successiva “Top Of The Mountain” è in realtà una mezza sorpresa: prima di essere stato lanciato come singolo, infatti, il pezzo era già stato proposto in diversi live, rispecchiando gli stilemi tipici di un ottimo brano heavy metal trasudante acciaio e sudore. Non vi basta? Allora abbassate il cranio e preparatevi ad essere presi a bastonate dalla tempestosa e cattivissima “Human Race”, anticipazione della più classica titletrack, ottimale per tirare il fiato e gettarsi a capofitto nel terzetto che ne segue. Si comincia dalla mega ottantiana “Battlescared” (vi immaginiamo ad urlarla per casa con il volume del vostro stereo a palla), per giungere, dopo l’oscura e grintosa “Cybertron” e all’anfetaminica “Motorheadin'” – un omaggio, e non solo per il titolo, a quella band che lo speed (in ogni senso) lo diffuse in lungo e in largo. Che botta! Rischiando di essere ripetitivi, confermiamo che una lezione heavy di tal portata non ce l’aspettavamo proprio. Con “Not So Easy” si raggiungono lidi più rockeggianti dove è ancora la figura di Heller a fare la parte del leone e, se “Break” va a bollare la casella del pezzo più debole dell’intero lotto, “Metal City” chiude i battenti con la misteriosa e pesante “When Worlds Collide”, degna conclusione di un album che entrerà di diritto tra i must di fine anno per quanto riguarda il metallo più borchiato e fedele del termine. Dannati Raven, esempio immortale di NWOBHM.