7.5
- Band: RAVENSCRY
- Durata: 00:54:38
- Disponibile dal: 10/06/2014
- Etichetta:
- Revalve Records
- Distributore: Masterpiece
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Sicuramente degna di nota è la maturità mostrata dai milanesi Ravenscry, che al loro solo secondo album riescono a regalarci un lavoro ricco di personalità e concorrenziale anche con i prodotti di band dall’esperienza maggiore. “The Attraction Of Opposites” è infatti un album molto coinvolgente e vario, che si appoggia come fondamente alle solide strutture di un metal moderno, scuro e carico di groove, ma che si riserva anche di aggiungere qua e là orpelli e decorazioni inaspettate, per abbellire ed arricchire la propria facciata. Ci troviamo quindi in una specie di territorio di nessuno, lande sonore non del tutto inesplorate ma sicuramente con ben poco viavai, che vede un po’ nei Nevermore, un po’ negli Evanescence e un po’ nei Lacuna Coil le impronte di passaggio più marcate. Artefici principali di questa proposta interessante e varia sono a nostro parere la voce della brava Giulia Stefani, che oltre ad essere cantante di indubbia bravura è anche dotata di una timbrica estremamente interessante e lontana dai soliti canoni, e il chitarrismo particolare delle due asce Mauro e Paul, molto cupo e metal, ma capace anche di aperture melodiche e soliste assai pregevoli. Supportati da una sezione ritmica concreta e compatta, i due trovano dunque la base perfetta per esprimersi al meglio, lasciando quindi che la loro personalità e creatività si ponga in assoluta evidenza, cosa che forse non succedeva così tanto nel primo, più controllato, “One Way Out”. Il disco in sè, come preannuncia il titolo, parla di attrazione e bilanciamento tra poli ‘opposti’; un concetto che nell’ottica presentataci dalle liriche e dalla musica dell’album non sta ovviamente a significare i poli magnetici quanto i poli ‘emozionali’ delle persone. Una sorta di forza di attrazione che avviene tra caratteri di persone che si completano tra loro, nel reciproco essere diversi. L’album stesso segue nella sua struttura questa filosofia, con una prima parte del disco più scura e rabbiosa e una parte finale invece emozionalmente più aperta e positiva. La prima parte si apre all’insegna dell’energia di “Luxury Of A Distraction” e “The Witness”, che insieme con “Missing Words”, vero manifesto della musica riassunta in questa prima metà del disco, rappresentano un interessante quanto strabordante inizio. L’approccio adrenalinico però non è il solo volto di quest’album e, immancabilmente, troviamo sparsi in giro anche elementi che rappresentano l’atteso opposto: le ballad “Alive” e “ReaLies” sono alquanto sentite e struggenti, e insieme agli inserti quasi swing e jazz (!!!) di “”Living Today” e “Third Millennium Man” vanno a comporre il volto inaspettato dell’album. Voglia di sperimentare e creatività, bravura tecnica e perizia compositiva, tutti questi aspetti li troviamo in dosi e quantità sempre diverse, nella musica dei Ravenscry: un applauso in queste condizioni è quindi quantomeno doveroso. Bravi.