7.5
- Band: RAW POWER
- Durata: 00:28:15
- Disponibile dal: 05/05/2017
- Etichetta:
- Indiebox music
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Cosa suona davvero punk ai giorni nostri? Cosa può rappresentare una vera rottura, un vaffanculo gigante alle regole e alle imposizioni di terze entità? Un disco dei Raw Power. Inutile spendere fiumi di parole e tempo in preamboli, constatiamo solo, per l’ennesima volta, come la più longeva hardcore band nostrana sia sopravvissuta a qualsiasi scossone assestato dalla sorte, presentandosi in anni recenti, in un mercato musicale radicalmente stravolto rispetto agli esordi, in condizioni magnifiche. “Tired And Furious” ribadiva, con un taglio un filo più melodico, l’abbondanza di qualità di “Resuscitate”, perfetto esempio di hardcore metallizzato fedele alla tradizione e ancora guizzante di vitalità giovanile. Il passaggio sull’etichetta italiana IndieBox Music e un rinnovato sodalizio con l’artista americano Vince Packard, autore in passato delle copertine di “Screams From The Gutter” e “After Your Brain”, sono due piccoli dettagli biografici, nulla che comporti cambiamenti di rotta. Siamo semmai in presenza di una maggiore concentrazione verso l’asciuttezza del suono e l’impatto secco, definitivo, senz’appello. Partenze brucianti, cambi di tempo spezzagambe, ripartenze furibonde e vocalizzi anthemici si susseguono bastardi e oltraggiosi, provocando un’immediata, irrefrenabile, voglia di saltare per la stanza e dimenarsi. Ogni traccia entra subito nel vivo, la sintesi è sovrana, l’urgenza di manifestare il proprio pensiero porta a dare sferzate tremende in pochi secondi, indirizzando qualsiasi episodio in scaletta sui binari della velocità senza controllo e della lotta senza quartiere. Poche variazioni e tanto movimento selvaggio caratterizzano “Inferno”, che rinuncia a un pizzico di eterogeneità, come invece accadeva negli immediati predecessori, per mantenere un livello di aggressione costante e per nulla eccessivo. Neanche due minuti a canzone, per quindici tracce che assieme non raggiungono la mezz’ora di durata, non una che venga voglia di essere lasciata indietro, che non lasci un segno bruciante nelle orecchie una volta ascoltata. Pesanti il giusto, ritmate e groovy in qualche caso, a volte attraversate da qualche melodia d’alleggerimento portata in dote da “Tired And Furious”, sono composizioni che stanno un po’ fuori dal tempo, visto quanto il punk e l’hardcore abbiano preso direzioni inconsuete, complesse, imponderabili, decisamente drammatiche, negli anni recenti. Qua siamo rimasti al carattere primigenio di questa musica, esaltato al massimo nei pezzi cantati in italiano, gli highlight assoluti di “Inferno”. Scegliamo “Amici” (ma avrebbero potuto essere benissimo “La Paura”, “Dedico Queste Righe”, “Sono Morto”) riuscitissima liricamente oltre che sul piano meramente musicale, quale manifesto di un disco che quanto ad energia e adrenalina teme pochi confronti. Immortali.