7.0
- Band: RAW POWER
- Durata: 00:35:06
- Disponibile dal: 16/04/2014
- Etichetta:
- Beer City
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Stanco e furioso. Chi non lo è? I Raw Power incazzati lo sono di sicuro, dagli esordi di oltre trent’anni fa ad oggi non si sono mai ammosciati e alzi la mano, se ne ha il coraggio, chiunque abbia sentito una flessione di grinta e rabbia nel loro hardcore pungente e impulsivo. Sul fatto di essere stanchi saremmo di avviso diametralmente opposto; anche nei periodi più difficili il fuoco sotto la cenere non si è spento, e quando sono tornati a pieno regime, i Nostri non hanno mostrato pietà per niente e per nessuno, smentendo ogni volta i dubbi sul proseguimento di una storia unica all’interno del panorama musicale italiano. “Resuscitate”, quattro anni fa, aveva dato un chiarissimo segnale su quali fossero le intenzioni del combo nostrano, toccato duro dalla morte improvvisa di Giuseppe Codeluppi, eppure capace di risorgere e ripresentarsi in grande spolvero, con un disco impressionante per impeto e freschezza. Al termine di un altro intenso ciclo di concerti da una parte e l’altra dell’Atlantico, ecco l’ennesima, graditissima, grandinata di ribellione e libertà, espresse in modi che rifuggono qualsiasi tipo di maturazione, raffinamento, smussamento. 2014, 1984, 1990, 2000, potrebbe esserci scritta qualsiasi data sul retro del CD, o del vinile, per via della sostanziale immutabilità nel tempo della musica dei Raw Power. La semplicità della formula non li ha fatti passare di moda né ha attutito l’impatto delle loro invettive, vuoi per l’ineluttabile attualità delle stesse, vuoi perché attitudine, rigore, convinzione in quello in cui si crede e si suona non sono merci così a buon mercato e se non le possiedi, nessuno te le regala. Coerente al discorso intrapreso una vita fa, “Tired And Furious” guarda possibilmente ancora più indietro dell’immediato predecessore e regala, accanto a calci e pugni in faccia là dove fa più male, alcune apprezzabili puntate in un punk un po’ più leggero del consueto. “Time To Remember”, “Sin With Me”, “Cancer” hanno melodie prominenti, si concedono sardoniche aperture, come se l’umorismo nero strisciasse in mezzo alla combattività dell’hardcore per far passare, con mezzi diversi, il consueto messaggio di denuncia e rivolta. All’interno di tracce brevi, asciutte, condotte magnificamente dalle rullate di Fabio Ferrari – a cui è subentrato Gianmarco Agosti poco dopo le registrazioni – i Raw Power si concedono alcuni spiragli di thrash metal, genere accarezzato ma abbracciato appieno solo in rapidi intermezzi, attraverso un utilizzo parsimonioso di assoli inguaribilmente metallici. Proprio il dosaggio limitato di questi grappoli di note pulite e suonate in rapida sequenza consente di far apprezzare in toto lo spessore artistico dei vecchi punkettoni tricolori, capaci di azzeccare i punti giusti in cui ficcare i solo meglio di molti gruppi propriamente metal, impressionanti per bagaglio tecnico ma in difetto quanto ad acume e senso estetico. Il suono maggiormente old-school dell’ultima fatica, meno impattante di “Resuscitate”, e la presenza di un numero minore di hit rispetto a quest’ultimo, non ci toglie il sorriso dalle labbra provato durante l’ascolto: consigliato non solo a chi stravede per i Raw Power, ma a tutti coloro che dell’hardcore, di qualsiasi tipo possa essere, non possono fare a meno nella propria esistenza.