7.5
- Band: RAY ALDER
- Durata: 00:56:48
- Disponibile dal: 09/06/2023
- Etichetta:
- Inside Out
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Ad oggi non ci è dato sapere che cosa riserverà il futuro ai Fates Warning: non c’è ancora nulla di pianificato, questo è certo, sebbene la band formalmente non si sia ancora sciolta, lasciando accese le speranze di tutti coloro che, come chi vi scrive, avevano amato il loro ultimo lavoro in studio, “Long Day Good Night”. Per mitigare almeno in parte questa mancanza, però, abbiamo tutta una serie di progetti solisti che hanno coinvolto diversi membri della band e che, fortunatamente, hanno mantenuto una qualità media invidiabile: Joey Vera con il supergruppo Motor Sister e il tour dei Mercyful Fate; Jim Matheos con Tuesday The Sky e Kings Of Mercia e, naturalmente Ray Alder che, dopo gli ottimi riscontri ottenuti con “What The Water Wants” del 2019, torna oggi con un secondo album solista, che conferma ed approfondisce tutto ciò che avevamo già apprezzato all’epoca del debutto.
Ancora una volta Ray Alder si è fatto aiutare da Mike Abdow, compagno di band anche nei Fates Warning, e da Tony Hernando (Lords Of Black), che si sono occupati di tutte le parti di chitarra e di basso. Alla batteria, invece, troviamo Craig Anderson, che ha contribuito ad irrobustire il sound di questo ritorno discografico. Se, infatti, “What The Water Wants” era una disco di rara eleganza, con un sound più morbido, il nuovo “II” sposa i colori più cupi della copertina, presentandoci una proposta decisamente più heavy e oscura, figlia di un ulteriore lavoro di introspezione fatto dal cantante. Le nove tracce presentate vedono Ray Alder lavorare molto di più sui contrasti, bilanciando con grande equilibrio un riffing più teso e rabbioso con un approccio vocale semplicemente spaziale, che porta Alder a delle nuove vette interpretative. Sentire il cantante (che, ricordiamo, ha raggiunto già l’età di cinquantacinque anni) destreggiarsi con una tale padronanza all’interno di linee vocali così curate e impegnative è un vero toccasana, e non parliamo naturalmente della pura e semplice estensione o nel virtuosismo canoro, ma piuttosto della sua capacità di usare il suo strumento canoro come vero e proprio perno attorno al quale ruota l’intera architettura dei brani.
Esattamente come accade anche per i lavori dei Fates Warning, diventa difficile estrapolare pochi capitoli per avere una panoramica dell’album: questo è un genere che trova la sua vera essenza nell’insieme, l’unico modo per apprezzare davvero delle canzoni stratificate: così se “This Hollow Shell” celebra il lato più intimista di Ray Alder, “My Oblivion” invece ci trascina si tinge di nero con la voce di Alder a librarsi su ritmiche decisamente più minacciose. Tra i brani firmati da Hernando, il cui stile, per forza di cose, si discosta maggiormente da quello dei Fates Warning, citiamo senza dubbio “Silence The Enemy”, grazie ad una vena melodica particolarmente evidente che permette a Ray di far brillare la sua voce, mentre non possiamo concludere senza citare almeno la delicata raffinatezza di “Keep Wandering” o “Changes”, un brano lungo e complesso, che vede la band andare a raccogliere tutte le caratteristiche finora citate e sublimarle in un piccolo gioiello prog metal.
Anche questo secondo album, dunque, ci consegna un Ray Alder in splendida forma e se è vero che, a prescindere, ci piacerebbe avere al più presto la notizia della ripresa delle attività in casa Fates Warning, è innegabile come “II” sia molto di più di un semplice progetto parallelo usa e getta.