7.5
- Band: RED FANG
- Durata: 00:43:21
- Disponibile dal: 04/06/2021
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Ascoltare un nuovo disco dei Red Fang è come ordinare una porzione di patatine fritte durante una serata tra amici: non saranno necessarie, né sorprendenti, ma fanno sempre piacere a tutti.
Nel recensire il precedente “Only Ghosts” avevamo sottolineato come, senza snaturarsi, il quartetto di Portland avesse orientato il suo suono verso lo spettro più accattivante e melodico dello stoner, una scelta anche comprensibile con il progressivo aumento della fama. Con “Arrows” viene compiuto il percorso opposto, o meglio: da band ormai matura e con oltre tre lustri di carriera alle spalle, i Red Fang decidono di perseguire l’assoluta libertà creativa, tornando per certi versi all’approccio compositivo e alle sonorità di “Murder The Mountains”, loro disco d’esordio, come peraltro ammesso nelle note promozionali dal bassista e cantante Aaron Beam. Così, al fianco di brani più diretti e catchy, quali la titletrack (di cui vi consigliamo anche la visione dell’esilarante video), “My Disaster” o “Funeral Coach”, totalmente orientate al riff e ad evocare sagre con costolette e fiumi di birra, non mancano momenti più duri e sperimentali, chiaramente sempre nei confini del mondo stoner/sludge; la sequenza iniziale, prima cioè del succitato singolo, ricorda quasi i primi Mastodon, nell’approccio insieme velenoso e psichedelico. Ci sono poi momenti apertamente acidi e dilatati (“Two High”, “Fonzi Scheme”), oltre a un generale sottofondo che, a chi è cresciuto con le sonorità degli anni Novanta, non mancherà di ricordare il lato più duro e rock della scena di Seattle, con richiami a Soundgarden e Mudhoney.
Per la seconda volta di fila, quindi, possiamo dire che i Red Fang azzeccano un altro disco e confermano la loro attitudine e onestà, riuscendo al tempo stesso a non mostrarsi pigramente tetragoni, o ammaliati dalla classifica. Non è un risultato da poco, specie in un genere che rischia troppo spesso di ridursi a sottofondo per un lungo viaggio in macchina.