5.5
- Band: RED FANG
- Durata: 00:41:54
- Disponibile dal: 12/04/2011
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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I Red Fang ci avevano incuriosito dopo la buona performance live a San Francisco in occasione del Metal Alliance Tour, ragion per cui siamo andati ad ascoltare “Murder The Mountains” con l’orecchio attento e accorto di chi cerca conferme. E invece il loro secondo album – stavolta per la Relapse – è di un piattume e di una noia totale, e conferma solo i dubbi e le paure iniziali. “Murder The Mountains” è un album fiacco e spompato a metà strada tra il southern metal dei Baroness nelle sue parti più ammiccanti, il wall of sound fangoso e imprevedibile (gli piacerebbe, più che altro) dei Melvins e il rock stonato e sognante tipico dei Seventies. La componente Baroness, per così dire, è il vero tombino in cui cade la band (e per la verità non sarebbe neanche l’unica) e il tentativo di riproporne il rock roccioso e psichedelico, insabbiato nel prog e nello sludge, fallisce miseramente in una manciata di canzoni anonime che non sono né carne né pesce e che non portano da nessuna parte, affidandosi insaziabilmente a linee vocali sempre uguali e inespressive che tentano di non sbilanciarsi troppo nel metallico per non perdere graffio e di non divagare troppo nell’ammiccante per non essere troppo poco metal. Le chitarre seguono le stesse pavide coordinate e la produzione pompata e slavata le tiene a bada abbastanza da non farle risultare troppo rudi e zozzone, quando invece è proprio questo ciò di cui avrebbero bisogno per far decollare quest’album, che al contrario vola basso dall’inizio alla fine. I Red Fang sono parte di una scena southern-metal spinta dalla Relapse che appare sempre più persa e smarrita (e di cui fa parte anche una nuova band Chiamata “Black Tusk”, sempre su Relapse, come a simboleggiare un’omogeneità ed un’omologazione sonora, e non solo, sempre più imbarazzante) le cui sorti sono sempre più in mano ai soliti Mastodon, Baroness, Kylesa e pochi altri. Avanti il prossimo.