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- Band: RED HARVEST
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Distributore: Audioglobe
Arriva con un ritardo allucinante, qui a Metalitalia, questo nuovo capolavoro dei norvegesi Red Harvest, rilasciato a distanza di poco più di un anno dalla re-release su Nocturnal Art Productions dell’EP “New World Rage Music”. Autori di un violentissimo industrial metal dalle gelide tinte futuristiche, i Red Harvest riescono a produrre, nelle dodici tracce di “Sick Transit Gloria Mundi”, alcuni dei migliori episodi ed atmosfere della loro intera discografia, partita sul sorgere degli anni novanta con un debut album, “Nomindsland”, ancora pesantemente influenzato dal thrash, e progressivamente approdata verso territori in cui sonorità di matrice industrial ed elementi valorizzati dalle varie sfumature della scena metal estrema si fondono promiscuamente in un’ambientazione puramente cyberpunk. La miscela di umori ed influenze stilistiche che il quintetto norvegese mostra di aver assorbito e ri-programmato in questa nuova versione del proprio ‘apocalyptic industrial paranoia metal’ raggiunge in “Sick Transit Gloria Mundi” il suo picco assoluto in quanto a freschezza, solidità e compattezza di idee, finendo per siglare alcuni dei migliori frammenti mai composti in più di dieci anni di carriera: da citare assolutamente la fredda e godfleshiana “Godtech”, le paralisi mentali di “AEP”, “Humanoia” e della celeberrima “Dead Men Dont Rape” dei GGFH (culto industriale che più volte è stato chiamato in causa dalle file del metal estremo… vedi ad esempio …And Oceans e Bloodthorn), fino ad arrivare alle visioni apocalittiche e decerebrate di “Dead”, “Beyond The End”, “WeltSchmerts” e della stessa titletrack. Ciò che differenzia “Sick Transit Gloria Mundi” da album come “Cold Dark Matter” e “HyBreed” è essenzialmente la produzione che, per la prima volta, non è stata eseguita direttamente da Ofu Khan e soci ma è stata affidata ad uno dei più quotati ed apprezzati producer internazionali, Neil Kernon, che oltre ad aver innalzato lo standard qualitativo del mastering e del mixaggio è riuscito a conferire al sound della band una compattezza e solidità decisamente inedita. In che cosa ha guadagnato la proposta dei nostri? Sicuramente in pulizia, precisione e definizione. Sapete però, in cosa ha perso, confrontata alle precedenti produzioni? In quella stessa violenza esecutiva e ‘caotica’ irruenza che per i Red Harvest erano ben più di un semplice marchio di fabbrica, e che stavolta sono state riproposte in una versione leggermente smussata delle asperità degli episodi precedenti. A voi decidere se può ritenersi un pregio o un difetto: ad ogni modo, “Sick Transit Gloria Mundi” rimane comunque uno degli migliori lavori mai realizzati dai Red Harvest e, al tempo stesso, una delle uscite più interessanti di questo 2002.