7.0
- Band: RED SUN
- Durata: 00:43:41
- Disponibile dal: 05/04/2024
- Etichetta:
- Subsound Records
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I piacentini Red Sun, pur mantenendo un’attività live degna di nota (si sono recentemente esibiti al Kozfest di Londra in compagnia di Gnob e Floating Heads) erano discograficamente fermi al 2017, anno di pubblicazione di “The Wind, The Waves, The Clouds”, full-length strumentale (dopo il debutto autoprodotto “Triosophy”) che rimarcava la loro affinità con il post-rock chitarristico di Mogwai e Explosions In The Sky, in parte alleggerito dalle atmosfere desertiche dei Thin White Rope (dal cui brano più celebre la band sembra aver mutuato il proprio nome).
Oggi il trio decide di interrompere il lungo silenzio e di festeggiare i primi dieci anni di attività con due uscite, uno split LP con i The Luck of Eden Hall (“’Psychedelic Battles n° 4“) per la Vincebus Eruptum Records (contenente tre brani registrati nel 2017 in una pausa di tour) ed un concept album che accompagna per mano l’ascoltatore in un viaggio fino al termine della notte.
Rispetto ai lavori passati (complice anche il notevole affiatamento raggiunto sul palco dai musicisti) in “From Sunset To Dawn” le tracce sfoggiano arrangiamenti più ricchi e soluzioni melodiche sorprendenti ed inaspettate, come in “The Shape Of The Night”, dalla progressione che evoca la scintillante “Autobahn” dei Kraftwerk o “The Coldness Of A New Moon”, la cui orecchiabilità viene prima conquistata con pazienza, tramite un pulsare reiterato di accordi e tastiere, e poi tradita da un lungo solo elettrico degno dei Bevis Frond.
Chi cercasse sonorità più ruvide può invece focalizzarsi sulla prima parte del disco, con “The Sunset Turns Blue” che riporta sul palco gli Earth di “Primitive and Deadly”, appena ingentiliti da un incedere meno pensoso, ed il lungo imbrunire ritratto in “Violent Dusk”, praticamente una Desert Session a cui è stato invitato anche Carpenter Brut.
Sarebbe un peccato, quindi, non dedicare la dovuta attenzione ad un lavoro che mantiene un equilibrio invidiabile per tutto il suo percorso, finendo per inciampare solo sul finale, con l’eccesso di synth che satura l’epicità di “Towards The End Of Darkness” e la fa capitombolare in un dozzinale prog rock clone della PFM.
In ogni caso, anche tenendo conto dei (piccoli) difetti, i Red Sun sono riusciti a produrre l’album più ispirato ed al tempo stesso il più accessibile della loro discografia. Bentornati.