6.0
- Band: REFUSED
- Durata: 00:34:33
- Disponibile dal: 18/10/2019
- Etichetta:
- Search And Destroy Records
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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No, i tempi di “The Shape Of Punk To Come” non sono tornati neanche questa volta e mai lo faranno. Ve lo diciamo in apertura, giusto per sgombrare il campo dalle attese ingiustificate, così che ci si possa mettere davanti alla realtà dei fatti con la massima lucidità possibile. I Refused del post-reunion, almeno su disco, sono passati a fare altro, come “Freedom” ci aveva espresso quattro anni fa. Album, quest’ultimo, che aveva fatto storcere il naso a molti e che su queste pagine, oggi come allora, ribadiamo di aver apprezzato. Pur lontano da quello che i Refused erano in gioventù, offriva una band ancora scalpitante, eclettica, funambola (con l’abito bello e non sudato) nel reinventarsi in una modalità meno irruenta e inquieta di quella novantiana; riascoltato oggi con maggior distacco, continua a possedere una sottile affinità elettiva con “The Shape…”, se non specificamente nel sound, in quel taglio sperimentale e rivoluzionario che aveva reso a suo tempo leggendario il gruppo. “Freedom” non andava neanche lontanamente a raggiungere gli spettacolari vertici del capolavoro del ’98, ne costituiva comunque un degno e maturo successore. Per “War Music”, non possiamo purtroppo spendere altrettanto lusinghiere parole, ammettendo con rammarico che la scintilla creativa che aveva acceso di luce ardente l’operato degli svedesi in passato, si è ora smorzata, innescando solo a intermittenza la speciale magia in possesso di Dennis Lyxzén e compagni. Stilisticamente, non siamo lontanissimi dalla miscela di punk, post-hardcore, alternative e melodie radiofoniche sulla quale verteva la tracklist del predecessore, solo che il processo di scrittura questa volta si è incagliato in composizioni spesso ‘solo’ piacevoli, facili da digerire ma il cui spessore, per quanti tentativi si possano fare di comprendere le intenzioni e l’idea che vi è alla base, rimane relativo. L’inquietudine, le grida di rivolta, l’intelligente acredine e l’acutezza permeante la discografia del gruppo qua escono a intermittenza, modellando un disco in ultima analisi non smaccatamente brutto, scandaloso, soltanto, per gran parte, innocuo. Innocui, i Refused? Purtroppo sì. Parliamo allora delle cose migliori di “War Music”, che comunque ci sono.
Riff portante, groove e il tagliente cantato di Lyxzén si permeano di slancio d’altri tempi in “I Wanna Watch The World Burn”, subito contagiosa e dotata di strofe ficcanti che fanno venir voglia di issare barricate e creare disordine, anche se poi il chorus si apre a voci pulite e l’ardore va smorzandosi. Magnetici i brevi arpeggi crepuscolari di “Malfire” e le sue sincopi prodighe di tensione incendiaria; qui, nei chiaroscuri strumentali, la band avanza con un sicuro passo dinoccolato, attestandosi sui livelli qualitativi di “Freedom”. I break elettronici dell’opener “REV001” richiamano velatamente alcune atmosfere di “The Shape…”, ma è appunto poco più di un sospetto, nonostante il brano non dispiaccia e abbia discreto tiro e dinamica. Si chiude bene, al termine di una seconda metà piuttosto piatta, con gli sprazzi metal della robusta (e amarissima) “Economy Of Death”. Altre tracce invece scivolano via senza sussulti, a partire dal primo singolo “Blood Red” (scelta di lancio infelice), “Violent Reaction” (che di veramente violento ha solo il titolo), le tirate elementari, generiche, di “Death In Vännäs” o “The Infamous Left”. Insomma, è un disco dei Refused e si sente, ma sono dei Refused alleggeriti, placati, per nulla problematici, privati degli strappi genialoidi che li avevano resi leggendari. Lyxzén rimane l’unico a non deludere per nulla, il suo carismatico istrionismo colma parecchi buchi creativi e, pensando alle stesse canzoni sobillate dalla focosità della formazione nel contesto live, verrebbe quasi voglia di accendersi di entusiasmo. Ma sarebbe una distorsione del valore di “War Music”, opera giusto gradevole se considerata in sé e per sé, assai opaca se confrontata con quanto prodotto in precedenza sotto lo stesso monicker.