7.0
- Band: RELICS OF HUMANITY
- Durata: 00:16:09
- Disponibile dal: 22/02/2019
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Destato un buon interesse intorno al loro nome grazie soprattutto al secondo album “Ominously Reigning Upon The Intangible”, i Relics Of Humanity se la sono presa comoda nel cercare di espandersi nel fedele sottobosco extreme death metal europeo e non solo, arrivando a rappresentare un nome per niente trascurabile in festival ed eventi vari sempre numerosi e frequentati. Dopo cinque lunghi anni infatti, costellati però da altre uscite minori a loro nome, i ragazzi bielorussi tornano sulle scene con questo brevissimo “Obscuration”, un potente saggio bonsai intriso di rabbia massiva ed oscura, in linea sicuramente con quanto presentato nei dischi precedenti e soprattutto con il debut “Guided By The Soulless Call”, attualizzato però secondo dinamiche più snelle ed un attitudine sperimentale ben congeniata. A ben vedere, la capacità di muoversi con disinvoltura e personalità all’interno delle rigide grammatiche richieste dal death metal vecchia scuola più brutale ed ossessivo risulta certamente la peculiarità portante nell’operato dei Relics Of Humanity, che fondono il vecchio con il nuovo mostrando grande maturità e competenza. Se da un lato l’ospitata inconfondibile di Derek Boyer (Suffocation) al basso o la presenza ormai consolidata di Magana (ex-Defeated Sanity, ex-Disgorge) alla voce rinforzano un legame indissolubile col passato di questo genere, un songwriting fluente e scoppiettante si impone con prepotenza sulla scena odierna senza sfigurare, concentrando al massimo i propri sforzi in un prodotto curato sotto ogni singolo aspetto. Sembra che si sia deciso di suddividere in diverse canzoni un flusso musicale in realtà ininterrotto, organizzato secondo momenti interlocutori di musica ambient molto opprimenti che contrastano ovviamente con il registro a spron battuto con cui la band attacca continuamente, basato su torrenziali piogge di blast beat inframezzati da passaggi sempre sfuggenti, su cui si staglia cavernosa la voce abissale di Magana, che scandisce i numerosi cambi di tempo con metriche ora più sostenute ora asfaltanti. Solo saltuariamente il ritmo rallenta drasticamente, soluzione funzionale utilizzata spesso per connettersi alle parti strumentali sopracitate, e quando avviene bisogna ammettere che il risultato è senza dubbio massacrante, soprattutto in paragone alle fucilate che di lì a poco tornano a martoriare le orecchie dell’ascoltatore. Sedici minuti sono davvero troppo poco per poter gridare a gran voce il trionfo dei Relics Of Humanity, ma si spera fungano da altisonante campanello di allarme in merito alla qualità di un – si spera – prossimo lascito di lunga durata che sappia mantenere il carattere vincente mostrato da questo “Obscuration”.