7.0
- Band: RESPIRE
- Durata: 00:41:08
- Disponibile dal: 04/12/2020
- Etichetta:
- Church Road Records
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Nuovo disco di inediti, a distanza di due anni e mezzo dal fortunato “Dénouement”, per i Respire, i quali ci regalano un altro intrigante lavoro capace di rompere gli schemi e di fare emergere la loro personalità e visione musicale a cavallo fra post rock, screamo e black metal. “Black Line”, come il suo denso predecessore, si presenta strutturato quasi come una piccola e intensa opera teatrale nella quale l’ampia line-up del progetto ha modo di esprimersi con libertà, trovando quasi sempre un giusto equilibrio fra concretezza e avanguardia. Tratto peculiare dell’album è in primis l’eterogeneità stilistica: il collettivo canadese al solito fa tesoro delle sue esperienze e del proprio vasto background, coniugando urla, blastbeat e aperture rarefatte con fascinazioni romantiche e teatrali per dare vita ad uno stile che, come giustamente segnalato in sede di presentazione, sa spesso configurarsi come una miscela di Deafheaven, Envy e Pg. 99. Light Bearer e Junius sono altre due band che vengono alla mente durante l’ascolto dell’opera, la quale risulta in più circostanze dominata e guidata dall’importante apporto di archi e fiati, in questo contesto essenziali ben più delle voci per esprimere nel modo più toccante e profondo possibile il sentimento malinconico tipico della proposta dei ragazzi canadesi. Un’attenzione all’aspetto formale che non si risolve tuttavia in un vuoto manierismo, come potrebbe magari lasciare pensare un ascolto molto superficiale dei brani, bensì nella realizzazione di un equilibrio armonioso fra estetica musicale e romanticismo. Arriviamo anzi ad affermare che siano proprio queste partiture soavi e stratificate la vera marcia in più della formazione: quando i Respire provano a dare molto risalto alla loro anima aggressiva, scomodando persino estemporanei strappi hardcore, i risultati possono infatti risultare talvolta un po’ forzati o comunque meno ispirati, come se la band si sentisse quasi in dovere di fare la voce grossa ogni tanto giusto per non apparire troppo nostalgica. In ogni caso, “Black Line”, pur con qualche ingenuità o calo di tensione, sa rivelarsi nel complesso un album attraente, che, attraverso il proprio mood contemplativo, il continuo scambio di respiri ed elettricità e l’interpretazione sentita dei musicisti – soprattutto sul fronte delle raffinate orchestrazioni – è in grado di catturare dopo pochi ascolti.