6.5
- Band: REVOCATION
- Durata: 00:46:59
- Disponibile dal: 16/08/2011
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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In tutta onestà, dobbiamo dire che il nuovo album dei Revocation “Chaos Of Forms” rappresenta un deciso passo indietro rispetto al precedente e valido “Existence Is Futile”. Il titolo scelto dal quartetto di Boston è di per sé già esemplificativo del fatto che i nostri cerchino di miscelare ed ibridare molteplici forme musicali tra di loro. La base di partenza rimane sempre il thrash, sia esso di matrice Bay Area, svedese o techno-thrash, sopra al quale vengono poggiati elementi death, groove, prog, power e addirittura piccoli cameo di fusion e soul music! La confusione sotto il cielo è tanta ed i ragazzi non sempre gestiscono al meglio questa vera e propria orgia musicale. A riprova di ciò, serva sapere che i due brani migliori del lotto sono l’opener “Cretin” e “Beloved Horrified”, ovverosia i due episodi più squisitamente legati al thrash selvaggio ed incompromissorio degli Exodus. Il resto del disco è composto da episodi più o meno riusciti, ma dove i Revocation tentano di giocarsi delle carte troppo differenti tra di loro, passando dal groove che rimanda ai primi Extrema (“Cradle Robber”) al death progressivo tanto caro a Chuck Schuldiner (“Chaos Of Forms”), fino a giungere a “The Watchers” che, partendo da solide ma noiose basi death-thrash, si sviluppa in un caleidoscopio sonoro piuttosto raffazzonato che ha il suo apice nell’assolo, dove un organo hammond si fonde in una sbrodolata powereggiante senza nessun nesso logico! Non dimentichiamoci poi delle atmosfere voivodiane presenti nella discreta “Dethroned”, del pathos epicheggiante che ammanta “Conjuring The Cataclysm” e delle velleità fusion e math presenti rispettivamente in “Dissolution Ritual” e “Fractal Entity”. Le capacità tecniche indiscusse del quartetto spesso sono fortunatamente messe al servizio dei vari brani e solo in rare occasioni vengono utilizzate per delle masturbazioni strumentali fini a se stesse. Le due voci ricordano l’una Chuck Schuldiner e l’altra Phil Anselmo e comunque sono utilizzate in alternanza tra di loro con una certa intelligenza. Purtroppo l’elemento castrante è proprio il songwriting, che non sempre riesce a gestire tutta la carne messa a fuoco dalla band. Cari Revocation, siete dei ragazzi talentuosi e avete i mezzi per riuscire a dire la vostra sulla scena: forse però stavolta avete provato a fare il passo più lungo della gamba e le conseguenze di un simile gesto non sono state buone.