8.0
- Band: REVOCATION
- Durata: 00:52:30
- Disponibile dal: 14/10/2014
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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I Revocation si sono dati molto da fare in questi ultimi anni. Fra EP, split e singoli – alcuni distribuiti gratuitamente come l’eccellente “Teratogenesis” del 2011 – il gruppo di Boston famoso per l’esaltazione della tecnica nelle proprie composizioni si era forse spinto troppo in là sull’album omonimo pubblicato lo scorso anno. Ad ogni modo in pochissimo tempo i Revocation rimettono le cose a posto, non rinnegando la propria bravura – come potrebbero? – ma tornando a suonare più orecchiabili, facendo risaltare le loro radici thrash e death. Il risultato, questo “Deathless”, è eccezionale. L’esperienza e le numerose date live hanno evidentemente permesso il salto di qualità in fase di scrittura dei brani. Non si è perso nulla della qualità oramai nota dei bostoniani, ma il tutto è presentato in maniera migliore, più accessibile anche a chi non ama i brani dalla tecnica esasperata che spesso si traducono in un mero esercizio di stile. Dopo pochi secondi di “A Debt Owed to the Grave” le vostre orecchie saranno accerchiate dal muro sonoro dei Revocation, con tante di quelle sfumature da captare che impreziosiranno il brano ad ogni successivo ascolto, facendovelo però piacere da subito. Velocità, cambi di tempo, arpeggi e duetti di chitarra da star consumate della sei corde e una batteria più death che thrash metal: pura esaltazione. “Deathless”, seconda traccia dopo la complessa “A Debt Owed to the Grave”, esalta magnificamente la componente melodica dei Revocation. Gargiulo e Davidson alla voce, alternano lo scream leggero a un coro melodico di fantastica presa su una melodia che difficilmente uscirà dalla vostra testa prima di qualche mese. Se quindi “Deathless” è l’esaltazione della melodia su questo lavoro, la seguente è “Labyrinth Of Eyes” è proprio la messa in mostra del repertorio. Un riffing ipnotico lascia qualche attimo di pausa a piacevoli cori prima che le chitarre diventino improvvisamente corpose nel suono, groovy nello stile e che la doppia cassa arrivi a far sentire in maniera opprimente tutta la sua pesantezza. Piace anche “Madness Opus”, con il ritmo basso e riflettori incentrati sulle chitarre, con duetti e arrangiamenti di alto profilo. Gli amanti del death metal degli esordi troveranno in “Scorched Earth Policy” di che gioire ma anche della doppietta “The Blackest Reaches/ “The Fix”, la sublimazione dei Revocation in versione death metal. I due brani combinano il riffing selvaggio e rapido a blast incessanti e prolungati, inframezzati da break melodici sui quali arriva la doppia cassa di Philip Duboys-Coyne a reclamare la scena. Soprattutto “The Fix” è un concentrato di abilità e classe che si qualifica come uno dei picchi del disco se non della discografia dei Revocation. E insomma, avendovi descritto fin troppo doviziosamente un album che imparerete a farvi piacere da subito ma ad amare dopo ogni successivo ascolto, pensiamo di avervi fatto capire che siamo di fronte a una pietra miliare nella discografia degli americani. I Revocation non hanno un punto debole, se non quello di strafare a tratti. Ma a questo c’è rimedio. Niente altro da dire, c’è solo di che ascoltare.