7.0
- Band: REVOCATION
- Durata: 00:47:53
- Disponibile dal: 22/07/2016
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Trovare, come si suol dire, il bandolo della matassa nella musica dei Revocation non è mai stato facile, diciamolo, o meglio: analizzare in maniera lucida i brani, andando oltre alla tecnica sopraffina, oltre al lasciarsi esaltare dal trascinante techno thrash death metal dei Nostri, andare a sviscerare in profondità le loro canzoni, analizzandone il songwriting in maniera lucida e cosciente… Non è un ‘compito’ così scontato. “Great Is Our Sin” può essere visto come un punto di arrivo in un percorso sonoro che ha visto il sound dei nostri divenire via via più accessibile e maggiormente comprensibile anche agli ascoltatori più occasionali di queste sonorità. I chorus melodici sono ormai divenuti un elemento consolidato nelle loro canzoni e fanno la loro comparsa nella maggior parte dei brani che compongono questa release. Il ‘problema’ non risiede tanto nel concetto di inserire un ritornello melodico, anzi, quanto piuttosto nella qualità degli stessi, che francamente non è così irresistibile. La fattura di questi ci ha portato alla mente un po’ i Trivium del periodo “Shogun” e un po’ i Mastodon, ma sinceramente senza quell’ispirazione ed estro melodico dei gruppi di cui sopra. Strumentalmente i brani vertono maggiormente all’impatto frontale e il riffing, per quanto sia comunque sempre di estrazione techno thrash/death, è più groovy e le trame chitarristiche, nonché l’ossatura ritmica, sono tendenzialmente meno urgenti e frenetiche. Gli assoli invece sono ancora una volta una dimostrazione di forza dei Revocation, con intrecci arzigogolati e davvero ispirati ad opera di Dave Davidson, mente e braccia di questa band. I suoi soli, dicevamo, oltre ad essere tecnicamente ineccepibili, riescono proprio a sprigionare energia e pathos allo stato puro; non a caso un grande guitar hero come Marty Friedman compare come guest nel brano “Arbiters”. “Great Is Our Sin” è un album che si assesta su livelli più che discreti in linea di massima, ma forse per la prima volta non ci ha fatto sobbalzare dalla sedia. Nulla di male in questo, soprattutto se si considerano i precedenti lavori, ma proprio per questo è anche lecito aspettarsi anche qualche cosa in più, specie se a mancare è proprio un brano che faccia spiccare definitivamente il volo al platter. Bravi ma non bravissimi come al solito, insomma.