7.5
- Band: REVOCATION
- Durata: 00:47:06
- Disponibile dal: 06/08/2013
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Siamo estremamente contenti di ritrovare i Revocation in gran spolvero, dopo che il precedente “Chaos Of Forms” ci aveva mostrato una formazione talentuosissima ma non in grado di incanalare al meglio le proprie idee. Il nuovo, omonimo platter invece colpisce dritto nel segno, con il proprio connubio tra il thrash ed il death riletto in un’ottica ultratecnica e moderna. Riducendo tutto ai minimi termini, possiamo parlare di incrocio tra una sorta di Vektor epurati della componente voivodiana, gli Hades più thrashy e gli Havok da una parte e Neuraxis e Death dall’altra. Sopra a tutto poi si erge un mood rimandante ai Meshuggah, che però non sfocia mai negli estremismi soffocanti del djent vero e proprio. “Revocation” é molto più coeso del proprio predecessore, in quanto gli elementi esterni mutuati dal progressive e dal jazz vengono drasticamente ridimensionati e comunque riescono ad inserirsi senza forzature all’interno di un sound solidissimo che ha nella sezione ritmica un baluardo invalicabile, sopra al quale i solismi di David Davidson colpiscono in maniera ficcante come mai prima d’ora. L’iniziale “The Hive” é un breve up tempo techno thrash letteralmente deturpata da scariche ritmiche violentissime, mentre già dalla successiva “Scattering The Flock” viene a galla un groove piuttosto massiccio, quasi panteriano diremmo, che caratterizzerà gran parte del lavoro. “Arch Fiend” é un altro classico pezzo death-thrash che gode di un finale molto azzeccato e carico di melodia. Si procede sempre a livelli piuttosto alti, tra passaggi più groovy e classici (“Fracked”) e momenti tecnicamente esagerati quali “Invidious”, che gode di un grandissimo solo chitarristico, e “Spastic”, fino a giungere al finale di “A Visitation”, sorta di sommatrice di tutte le componenti del Revocation sound. Band ispirata, suono praticamente perfetto, mood estremo, tecnica a fiumi: a un prodotto del genere davvero non si potrebbe chiedere di più, salvo magari un minimo di varietà che avrebbe giovato al tutto. Ma sono questioni minime, assolutamente secondarie, dato che “Revocation” rimane un ottimo lavoro che riporta la band statunitense nell’olimpo del thrash (death) moderno.