8.0
- Band: REVOLUTION SAINTS
- Durata: 00:53:12
- Disponibile dal: 13/10/2017
- Etichetta:
- Frontiers
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Ad un paio d’anni di distanza dalla pubblicazione dell’ omonimo esordio, i Revolution Saints ritornano alla carica con una determinazione straordinaria che ha permesso loro di scolpire un brillante gioiello destinato a diventare in breve tempo un piccolo grande classico dell’hard rock melodico. Il power trio statunitense composto dal batterista, nonché eccentrico frontman, Deen Castronovo (Bad English, Hardline, Wild Dogs e mille altri), dall’esperto bassista/cantante Jack Blades (Night Ranger) e dal funambolico chitarrista biondocrinito Doug Aldrich (Lion, Whitesnake, Dio, The Dead Daisies) è artefice di una performance collettiva a dir poco superba, opportunamente rifinita da uno stile compositivo ben più coeso, vario ed accattivante di quello udito nell’acclamato debutto. Coordinati in cabina di regia dall’infaticabile Alessandro Del Vecchio il quale, oltre a scolpire con scrupolosa precisione un mosaico sonoro di rara efficacia, elabora ai tasti d’avorio una serie di eleganti trame strumentali, meritevoli di conferire l’auspicato valore aggiunto all’opera. L’incontenibile energia profusa dalla title track e da “Ride On”, quest’ultima devota al verbo coniato a suo tempo dai migliori Deep Purple, irrompe con inaudito ardore attraverso le casse del nostro stereo, lasciando fluire liberamente l’anima più istintiva e verace degli inarrestabili protagonisti. Sul versante opposto emerge la strabordante passionalità narrata da “I Wouldn’t Change A Thing” e “Can’t Run Away From Love”, inappuntabili power ballad interpretate con genuino trasporto emotivo dalle stentoree corde vocali del rinato Castronovo. Le dinamiche ed incalzanti “Running On The Edge”, “Take You Down” e “Another Chance” si librano incontenibili in volo all’altezza dei rispettivi ritornelli, rendendole indimenticabili dopo un paio di fugaci ascolti. “Freedom” si presenta invece come un cupo ed introspettivo mid tempo, finemente impreziosito da una surreale atmosfera delineata da un maestoso coup de théâtre chitarristico, permettendo così ai Nostri di esplorare nuovi orizzonti all’interno di una corrente artistica indissolubilmente legata a degli schemi ben precisi codificati negli anni Ottanta. Fuoriclasse assoluti.