RHAPSODY – Legendary Tales

Pubblicato il 11/02/2012 da
voto
10.0
  • Band: RHAPSODY OF FIRE
  • Durata: 00:45:15
  • Disponibile dal: 27/10/1997
  • Etichetta:
  • LMP
  • Distributore: Self

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La scena metal italiana degli anni Ottanta era animata innegabilmente da una smisurata mole di passione ed ingenuità. Le band, unitamente a riviste, fan e fanzine, contribuivano, ognuno a modo loro, a supportare la nascente scena tricolore, cercando di darle credibilità e professionalità, nonostante la cronica mancanza di mezzi e di fondi. L’obiettivo non era quello di allineare le formazioni italiane alle inarrivabili band d’Oltremanica e d’Oltreoceano, ma piuttosto quello di tentare di acquisire per prima cosa autorevolezza in patria e, solo in un secondo momento, cercare di esportare il fenomeno. Dopo anni di dischi (parecchi), compilation (poche) più o meno fortunate e manifestazioni live (pochissime, per la verità) totalmente incentrate su band italiane, il tentativo poteva dirsi miseramente fallito. I motivi erano tanti, ma in questa sede non ci interessa approfondire il discorso, quanto piuttosto far capire ai lettori più giovani con quale spirito il metal italiano si apprestava ad affrontare gli anni Novanta, anni in cui l’intero movimento metal entrava in crisi a causa del terremotante avvento del grunge – durato, per la verità, poche stagioni. Nella seconda metà dei Nineties, il metal torna in auge nella sua versione più classica, grazie al proliferare di ottimi gruppi dediti principalmente al power. Sull’onda del ritrovato entusiasmo, l’Italia riesce questa volta a non farsi trovare impreparata e, nel 1997, vede orgogliosa esordire i triestini Rhapsody con il fortunato “Legendary Tales”. Il successo fu tanto inaspettato quanto travolgente: la formula del combo giuliano poggiava le proprie basi sul solido power teutonico degli Helloween dei due “Keeper”, unito alla sinfonicità dei coevi Angra, al neoclassicismo di Malmsteen e Stratovarius, all’epicità degli americani Manowar e all’amore per le tematiche fantasy tanto care ai Blind Guardian. Ma la novità principe risiedeva nel fatto che la vera protagonista era senza ombra di dubbio la musica sinfonica ed orchestrale, riletta per l’occasione in chiave metal. Il duo Luca Turilli/Alex Staropoli scrive vere e proprie partiture per orchestra e, per le registrazioni del disco, decide di avvalersi dell’ausilio di un piccolo ensemble di musicisti classici e di un coro vero e proprio. Mai prima di allora un album di rock duro era riuscito a “suonare” così maestoso e magniloquente, sconfinando a più riprese in lidi propri della colonna sonora cinematografica, motivo per cui la band, in futuro, iniziò a descrivere il proprio sound come film-score metal o col più pretenzioso Hollywood Metal. L’apertura dell’album è affidata alla corale e gregoriana “Ira Tenax”, il cui cantato in latino contribuisce a creare un alone di mistero e ad ammantare di nobiltà la musica dei Nostri. Da qui in poi è un susseguirsi di emozioni e di generi: i Rhapsody riescono a correre dalla musica rinascimentale a quella barocca, passando per quella medioevale e folk, con estrema naturalezza, poggiandosi su una sezione ritmica veloce e precisa, su un chitarrismo potente e virtuoso e su tastiere (la vera regia del gruppo) a dir poco divine, che, in più di un’occasione, si intrecciano con le chitarre, andando a tessere trame solistiche di rara bellezza. I quarantacinque minuti di “Legendary Tales” si vivono tutti d’un fiato ed ognuno di essi sprigiona pathos ed epicità, ingentiliti da ammalianti melodie che si fondono all’unisono con l’irruenza del metal, come probabilmente nessuno era riuscito a fare prima di quel momento. Inoltre, il cantato di Fabio Lione, teatrale, lirico e potente, si sposa alla perfezione con lo stile della band, evidenziandosi come vero valore aggiunto e fondamentale per l’economia generale dell’album stesso. Come tutti i capolavori e le rivoluzioni, “Legendary Tales” e i Rhapsody dividono il pubblico in due fazioni: da una parte c’è chi li osanna, riconoscendo loro il merito di aver finalmente dato credibilità alla scena nostrana – che da quel momento in poi inizierà a riscuotere consensi all’estero e che addirittura, per quel che riguarda il power sinfonico, verrà presa a modello – e di aver fondato un genere nuovo, uno stile che nessuno aveva avuto il coraggio di presentare prima; dall’altra, l’altrettanto folta schiera di detrattori, che imputa l’unico merito del successo alla coppia di produttori Sascha Paeth/Miro (che da quel momento diventeranno punti di riferimento per questo genere di produzioni), secondo loro veri artefici della riuscita del prodotto, altrimenti lasciato in balia di musicisti non all’altezza; chiacchiere che si faranno sempre più insistenti vista la scelta di non suonare dal vivo per promuovere il primo disco. Il tempo darà ragione ai Rhapsody che, già con il seguente lavoro, inizieranno la loro fortunata attività live, la quale prosegue ancora ai giorni nostri e che viene scandita sempre da ottimi dischi in studio. Per concludere, non possiamo che sottolineare l’importanza storica di “Legendary Tales” e la sua indubbia qualità che lo porta lassù, tra i migliori capolavori power di sempre.

TRACKLIST

  1. Ira Tenax
  2. Warrior Of Ice
  3. Rage Of The Winter
  4. Forest Of Unicorns
  5. Flames Of Revenge
  6. Virgin Skies
  7. Land Of Immortals
  8. Echoes Of Tragedy
  9. Lord Of The Thunder
  10. Legendary Tales
1 commento
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