7.0
- Band: RHAPSODY OF FIRE
- Durata: 01:06:42
- Disponibile dal: 15/01/2016
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Sono passati tre anni da “Dark Wings Of Steel”, album uscito dopo la scissione tra i due mastermind Alex Staropoli e Luca Turilli, quest’ultimo staccatosi dal gruppo per proseguire con la propria incarnazione dei Rhapsody. Quel disco, forse per una coesione ancora non ideale tra i membri del gruppo o per un’ispirazione non ottimale, non ci aveva convinto e lo avevamo giudicato, a ben vedere forse con un po’ di generosità, appena appena sufficiente. Oggi però il duo Staropoli-Lione sembra aver trovato una dimensione consona per potersi esprimere al meglio e, affiancato dal chitarrista Roberto De Micheli, ritrova quella vena compositiva che pareva essersi smarrita col precedente lavoro. Nasce così “Into The Legend”, un disco che soprattutto nella sua prima parte contiene vari pezzi degni del nome di questa band e della grande influenza che ha avuto sul power metal sinfonico. Buona la produzione, con dei suoni questa volta ben bilanciati, e ottimo il lavoro di arrangiamento svolto dalla sezione sinfonica che ha visto coinvolta una vera orchestra diretta da Vito lo Re, il cornamusiere Luca Ventimiglia e un baroque ensemble capitanato dal flautista e fratello di Alex, Manuel Staropoli. Veniamo però ai brani, perché, oltre ad una buona cura per i particolari, la musica contenuta in “Into The Legend” si basa su valide composizioni power metal che in diversi casi soddisfaranno chi da sempre segue la band. L’opener “Distant Sky”, al di là dell’attacco già sentito varie volte su classiche tracce di apertura come “Emerald Sword” o “Knightrider Of Doom” giusto per menzionarne due, è un tipico assalto power in doppia cassa che mette in luce la ritrovata ispirazione del quintetto sia a livello di ritmiche che di una linea vocale sulla quale spicca la potenza e la disinvoltura di Fabio Lione, superlativo anche sulle parti più alte e impegnative. Dinamico e di sicuro impatto il ritornello, tra i migliori del disco. La titletrack prosegue sulla stessa scia, anche se si colloca leggermente sotto a livello qualitativo, mentre il sound cambia repentinamente con il più oscuro, drammatico e pesante midtempo “Winter’s Rain”, anch’esso dotato di ritornelli di ottima presa e di belle parti orchestrali. Cornamusa e flauto la fanno invece da padrone in “A Voice In The Cold Wind”, altro bel midtempo ma questa volta dal taglio folkloristico e arioso, un po’ alla “The Village Of Dwarves”. Chiude la carrellata di brani ben riusciti “Valley Of Shadows”, pezzo dal riffing più duro sul quale trovano spazio la voce del soprano Manuela Kriscak, la cornamusa a fare da sottofondo e pomposissime parti corali in latino a rendere il tutto più suggestivo. Una ricchezza di elementi che funziona molto bene e invoglia al riascolto. Il lento “Shining Star” pecca forse di un tantino di slancio sulla linea vocale ma si mantiene comunque su discreti standard, mentre a giudizio di chi scrive è nelle ultime tracce che il disco perde di qualità: la monotona “Realms Of Light”, troppo scontata come ritmica e ritornelli, non convince e soprattutto la conclusiva “The Kiss Of Light” annoia a causa di una struttura troppo prolissa e priva di quei picchi o punti di presa che avrebbero giustificato i ben sedici minuti di durata del brano. Si ha invece l’impressione di ascoltare un pezzo con delle discrete parti strumentali e dei ritornelli sufficientemente ispirati, diluito però in modo eccessivo e pertanto difficile da reggere fino alla fine. Peccato, perché se le tracce si fossero mantenute sul livello della prima metà del lavoro, il voto a fondo pagina sarebbe stato almeno di un punto in più. I fan devono comunque essere contenti, perché con “Into The Legend” i Rhapsody Of Fire dimostrano nuovamente di avere ottime idee e di poter dar continuità ad una carriera ormai ventennale.