5.0
- Band: RICHARD BENSON
- Durata: 00:45:12
- Disponibile dal: 19/06/2015
- Etichetta:
- INRI
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Per approcciarsi a “L’Inferno Dei Vivi”, la nuovissima release di Richard Benson, è necessario aver chiaro in testa chi sia questo personaggio. Se ad inizio carriera, il chitarrista inglese/romano mostrava comunque un barlume di serietà nelle sue prime composizioni, oggi si dimostra ormai totalmente schiavo del suo personaggio, ridicolo e divertente da un lato, trash all’inverosimile dall’altro. Se pensiamo allora al Benson personaggio, le sue nuove composizioni strappano forse un paio di sorrisi, ma nel momento in cui ci mettiamo a parlare di musica, c’è davvero ben poco da poter considerare degno o comunque di livello accettabile. Sedici anni sono passati dall’ultima fatica del chitarrista, il nuovo lavoro è prodotto da Federico e Francesco Zampaglione dei Tiromancino, intenti a scoprire realtà musicali dedite alla sperimentazione. I brani, a partire dalla titletrack che apre il disco, sono incentrati sui testi, su linee vocali dove Benson sciorina le sue idee su tematiche a lui care come satanismo, religione e quant’altro, tutte affrontate nella sua personale ottica che tutti ormai conoscono. Il singolo “I Nani” si presenta con chitarre distorte, beat elettronici che sostituiscono la batteria e linee vocali al limite del rap. “Sangue” ci regala una cantilena grottescamente maestosa in cui Benson ci riempie i padiglioni auricolari con le sue urla a pieni polmoni. Il disco prosegue su questa strada, solo la strumentale “De Profundis” presenta semplici riff di chitarra di matrice hard rock. Il brano più esilarante, se si può definire così, è “Vi Dovete Spaventare”, in cui l’infernale Richard riporta su basi elettroniche le sue più celebri frasi che lo hanno reso un personaggio trash delle televisioni locali romane. “L’Inferno Dei Vivi” si conclude con “Il Sale Di Satana”, in cui ancora una volta Benson si lancia in un sermone sorretto da un organo da chiesa, senza offrire nessun particolare momento di estasi musicale. Fino a quando si vuole scherzare e ricordare i migliori momenti ‘bensoniani’ va bene, ma se dobbiamo parlare di musica questo disco contiene davvero pochi spunti.