7.5
- Band: RICHIE KOTZEN
- Durata: 00:35:45
- Disponibile dal: 27/09/2024
- Etichetta:
- BMG
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Definire ‘sterminata’ la discografia di Richie Kotzen è fin troppo riduttivo: tra la sua carriera solista – soprattutto – e le diverse formazioni nelle quali ha militato, è difficile tener conto di tutto quanto ha prodotto, sintomo di una creatività e una voglia di nuova musica veramente impressionante. Un artista che si spende tantissimo in studio e dal vivo, è spesso in tour e non ha alcun problema a confrontarsi con platee anche molto diverse, visto che pure di recente si è esibito in contesti metal, con una proposta solo marginalmente affine a questi ambienti.
Le radici del chitarrista/cantate statunitense, in passato nella line-up di Poison e Mr. Big e più di recente uno degli alfieri del supergruppo The Winery Dogs (in una line-up stellare assieme a Mike Portnoy e Billy Sheehan), si trovano in un raffinato hard/blues, che è poi la proposta portata avanti in autonomia, attraverso appunto una discografia ampissima, che parte dall’omonimo del 1989 e arriva fino ad oggi con “Nomad”.
La musica di Kotzen ha solitamente avuto il merito di suonare come qualcosa di vintage ma profondamente attuale: merito dell’espressività della sua chitarra e di una voce calda e musicale, confidenziale, di quelle con le quali viene naturale entrare in armonia e farsene conquistare. C’entrano ovviamente anche le doti compositive, capaci di far restare interessanti e degne di essere riascoltare canzoni che non vanno a cercare nulla di nuovo od originale, e si rivelano ogni volta esattamente per quello che sono, un sentito omaggio all’hard rock più esile, orecchiabile e ai limiti del pop, spruzzato di soul e fusion.
Dopo la parentesi in compagnia di Adrian Smith per il progetto Smith/Kotzen, ritroviamo Richie in veste solista, per un album che rinnova e conferma la sua sobria creatività, spostandosi di nulla rispetto alle abituali coordinate sonore. Le frequenze dell’hard rock si diluiscono abbondantemente, all’interno di composizioni orientate verso umori placidi e gentili, dove l’inventiva di questo musicista può spaziare ariosamente, senza doversi minimamente preoccupare di dare forza e nerbo all’azione chitarristica.
L’ex Mr. Big sa dosare i suoi solismi per renderli funzionali alle canzoni, concedendo niente agli egocentrismi, così che l’esperienza di ascolto possa essere gradevole e non inquinata da insistenti dimostrazioni di bravura strumentale. Se l’album in compagnia di Adrian Smith propendeva per registri briosi e incalzanti, “Nomad” nella sua interezza si presta alla rilassatezza, alternando brani ritmati ad altri dilatati e setosi, caratterizzati dall’utilizzo di ben poca distorsione e melodie, strumentali e vocali, molto aggraziate.
Le strutture molto semplici permettono ampio spazio di manovra alla chitarra, apprezzabile sia per le soluzioni soliste che per i dialoghi con il basso, particolarmente presente ed estroso un po’ per tutto l’album, con un vago retrogusto funky a dare ritmo e vivacità. Nelle diverse tracce si oscilla volentieri tra momenti molto lineari e al limite del pop, con escursioni soliste elaborate, tra elettrico ed acustico, rinvigorite da un basso che sa regalare in ogni frangente qualcosa di interessante.
Raccolto, tenue, incisivo nella sua levità, “Nomad” tocca i suoi momenti migliori con il secondo e terzo singolo, “On The Table” e “Insomnia”, e le pennellate acustiche di “This Is A Test”. La prima si divide tra un vago groove di matrice soul e un ritornello di disarmante semplicità, prima di un finale pieno di piccole perle chitarristiche; la seconda conquista tramite caldi intrecci vocali e le cadenze regolari del basso, ad accompagnarci verso un ritornello accattivante e ritmato; “This Is A Test” mostra nudamente il talento di Kotzen nell’emozionare con pochissime note e una vocalità che, in acustico, si connota di sfumature parzialmente differenti.
I fan di questo prolifico artista apprezzeranno di sicuro, in generale chi segue sonorità hard/blues molto pacate e poco invasive dovrebbe entrare in contatto con le idee di Kotzen, perché ne verrebbe quasi certamente conquistato.