8.0
- Band: RICHIE KOTZEN
- Durata: 00:57:14
- Disponibile dal: 19/10/2007
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
Spotify:
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Che ormai Richie Kotzen ci abbia abituato alla qualità (nonché alla quantità), è indubbio, ma addirittura stupirci così positivamente suona quasi come un piccolo miracolo. Dimostrazione è l’ottimo “Return Of The Mother Head’s Family Reunion”, capitolo nuovo di zecca legato a doppio filo con la sua prima incarnazione, quel bellissimo ed introvabile “Mother Head’s Family Reunion”, pubblicato dalla Geffen nel lontano 1994, subito dopo la sfortunata parentesi del chitarrista con i Poison di “Mother Tongue”. Dodici nuove perle che ricordano il passato solo per quanto riguarda l’impostazione generale, ma che contengono tutte le lezioni imparate ed impartite da Kotzen nel corso della sua fortunata carriera, che dal 2000 ha visto una notevole impennata di produttività, culminata con il bellissimo “Into The Black”, il lavoro della consacrazione definitiva di un artista innamorato del suo lavoro, dotato di una tecnica chitarristica invidiabile, ma soprattutto di un feeling sensazionale e (udite udite!) di una voce portentosa. Chi non lo conoscesse sufficientemente potrebbe considerarlo solo uno dei tanti guitar heroes; niente di più grave. Sì, perché il vero punto di forza di Kotzen è proprio la voce, così bluesy e potente, da sorpassare quella similare di Chris Cornell, una volta sugli scudi con i Soundgarden ed oggi un po’ ‘invecchiato’ nelle corde vocali. Hard rock sporcato di blues è il credo di questo “Return Of The Mother Head’s Family Reunion”, che colpisce diretto nel segno con la scellerata e vitaminica “Go Faster”, passando per lidi funky con la sensuale “You Know That”, attraverso la struttura dilatata della stupenda “Fooled Again”, un sicuro nuovo cavallo di battaglia, che non ha mancato di fare proseliti nella data italiana di Richie. Segue l’intensa “Faith”, una sorta di commistione fra soul e jazz, dove non possiamo fare altro che sdraiarci e lasciarci cullare dalle stupende melodie esternate dall’ugola d’oro del Nostro, a suo agio anche nelle bluesy “Bad Things” e “Dust”, così come nella acustica “Chase It”, dove possiamo apprezzare l’ottimo lavoro del bassista Virgil McKoy. Direttamente dai primi anni ’80 arriva la americanissima “You’re Crazy”, ottimamente sporcata dagli interventi hammond di Arlan Schierbaum, ed è facile sognare ad occhi aperti. Un po’ di fingerstyle in perfetto stile Kotzen nella strepitosa “Feed My Head” e nella successiva “Can You Feel It”, una sorta di versione attualizzata dei ‘barboni’ ZZ Top. Chiude la bonus track europea, la versione demo di “Drift”, un’ottimo modo per completare il circolo iniziato tredici anni fa. L’impressione è che quest’uomo abbia una tale consapevolezza dei propri immensi mezzi da saper sempre trovare la soluzione giusta al momento opportuno. E noi non possiamo che gioirne.