5.5
- Band: RINGS OF SATURN
- Durata: 00:42:02
- Disponibile dal: 28/07/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Non ci eravamo lasciati in buoni rapporti con i Rings Of Saturn: “Lugal Ki En” era risultato alle nostre cronache paradossale ed indigesto, una provocazione bella e buona ad un senso musicale quantomeno ricercato ed un esaltazione della tecnica fondamentalmente fine a se stessa. Dopo tre anni il mastermind Lucas Mann, accompagnato ancora una volta da una nuova line-up alle sue spalle, ci riprova, aggiustando vistosamente il tiro e cercando con il nuovo “Ultu Ulla” di rimettere un po’ di ordine nel confusionario songwriting delle uscite precedenti. Giunto alla quarta fatica in studio, il chitarrista americano mostra in queste nuove composizioni un maggior senso sintetico e della misura, superando in parte la foga che lo contraddistingueva in favore di qualcosa che si avvicini almeno lontanamente ad una forma-canzone compiuta. Appare evidente questo in “Parallel Shift”, “Margidda” o “The Macrocosm”, dove si riesce miracolosamente ad unire in una dimensione coerente, lo spirito metal con l’immaginario alienato che caratterizza l’’aliencore’ ideato dai Nostri. Pur non prive di esagerazioni, queste tracce mostrano un lavoro vistoso su arrangiamenti e strutture, presentando ripetizioni, refrain e linee vocali che ritornano anche negli ascolti successivi, garantendo in questo un minimo di longevità in più alle canzoni. Per il resto, purtroppo, ci troviamo comunque di fronte ad un album raffazzonato e sconclusionato, ora contornato da insoliti stacchi acustici, come la strumentale “Unhallowed” o “Inadequate”, ora infarcito da breakdwon patetici assolutamente slegati dal contesto, quasi a dover forzatamente ribadire l’appartenenza ad un ambiente deathcore in realtà solamente scimmiottato dai Rings Of Saturn. Ascolto dopo ascolto, si potrà sicuramente apprezzare nel dettaglio le mirabolanti evoluzioni sui manici delle chitarre, i triggeratissimi stacchi in doppia cassa ed i passaggi della batteria, si potrà insomma constatare le capacità eccelsa nell’utilizzo di esercizi imparati ‘a tavolino’ e poi riproposti all’interno delle canzoni, ma non si riesce mai a trovare anche dopo reiterate volte il filo rosso che colleghi unitariamente tutte le canzoni all’interno di “Ultu Ulla”. Preso nella sua interezza, l’album si dimostra ancora una volta privo di mordente ed adeguata ‘narratività’, senza considerare l’alone un po’ ridicolo che pervade tutta la scaletta. Se un gruppo come gli Origin, altra realtà profondamente influenzata da tematiche spaziali, può assomigliare ad un Alien furioso e letale, i Rings Of Saturn possono forse avvicinarsi ad una parodia grottesca alla Mars Attacks!, strappando un sorriso qualche volta e facendo invece sbadigliare la maggior parte del tempo.