6.5
- Band: RINGWORM
- Durata: 00:34:39
- Disponibile dal: 19/07/2011
- Etichetta:
- Victory Records
- Distributore: Venus
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C’è sempre una sottile linea che divide l’hardcore old school buono da quello anonimo ed autoreferenziale. Il nuovo “Scars” dei Ringworm traballa pericolosamente a cavallo di questa linea per un bel po’ ma alla fine trova il colpo di reni giusto per darsi una scossa e finire così per cadere dalla parte di quello buono. Il presupposto di non aspettarvi assolutamente nulla di rivoluzionario o innovativo è d’obbligo per apprezzare il lavoro (e d’altronde chiedere una cosa simile al battagliero e rude hardcore old school neanche sarebbe giusto, poiché non è per questo che sta al mondo) ma se avete voglia di alzare i pugni al cielo, digrignare i denti, e immaginarvi di stare dentro una rivolta in strada contro ogni potere, con molotov, barricate incendiate, sassaiole e bastonate sui denti, allora avete trovato l’album giusto per farvi da colonna sonora. “Scars” è un album di hardcore metallico rude e insolente che se ne fotte di qualunque preziosità o dettagliuccio prolisso e si concentra invece sul fare male, incendiare l’aria di rabbia e sputare odio e disprezzo da ogni orifizio disponibile. Produzione super asciutta, chitarre thrasheggianti compatte e slavate, percussioni in levare monodirezionali e voci da pitbull sguinzagliato contro l’establishment sono gli elementi essenziali che fanno di “Scars” un disco senza preziosità o manie di grandezza ma con tanto pragmatismo e visceralità a non finire. Se da un lato l’impostazione compositiva generale dei nostri è prettamente old school, dall’altro gli assoli taglienti e fulminei delle chitarre rimandano direttamente alla guerra metallica senza frontiere degli Slayer e degli At The Gates, e i riferimenti a questi ultimi si fanno ancora più predominanti per via delle voci assolutamente inferocite del vocalist The Human Furnace che ricordano non poco i momenti più incazzati di Tompa negli At The Gates degli esordi. Tutto sommato “Scars” è un album divertente e violento come si conviene per il genere, ed è un lavoro senz’altro maturo e adatto al suo mondo di riferimento, che si difende bene, e che senza fronzoli e senza tanti giri di parole va dritto al sodo. Nessuna rivoluzione in vista dunque, ma oltre agli amanti dell’hardcore old school ovviamente, questo album piacerà anche agli amanti del metalcore ringonfio e bellicoso degli Hatebreed e a parecchi fan del thrash più rude e oltranzista di Cryptic Slaughter, SOD e e D.R.I.