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- Band: RIOT
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
Il tempo passa, i Riot rimangono una garanzia. Dopo tre anni, il gruppo guidato dal solito Mark Reale riprende il discorso dal punto in cui l’aveva lasciato: hard & heavy miscelato alla grande. Dopo l’ottimo “Sons Of Society”, ecco un album che ne prosegue l’evoluzione, intesa non come cambiamento stilistico bensì come incessante ricerca per il perfezionamento del proprio trademark. Non ci troviamo davanti ad un ‘side B’ della precedente release; molte cose sono cambiate: non c’è più, dopo anni annorum di militanza, quel fenomeno di batterista che porta il nome di Jarzombek, il cui talento è stato sostituito dal non meno dotato Bobby Rondinelli, uno che, avendo militato nei Black Sabbath e nei Blue Oyster Cult, non ha certo bisogno di essere presentato. Non sappiamo quanto questo cambio di line up abbia contribuito a modificare il songwriting della band statunitense, ma una cosa è certa ed evidentissima fin dal primo ascolto: l’esplosività delle percussioni, che seguivano costantemente i passaggi anche più elementari del guitar riffing, è ormai un lontano ricordo. Rondinelli adotta un approccio molto più diretto del suo predecessore, più lineare, che si adatta perfettamente all’atmosfera di questo “Through The Storm”, senza dubbio un album più tranquillo e rock-oriented rispetto a “Sons Of Society”. La prima parte del nuovo album dei Riot è davvero strepitosa: l’ottima l’opener “Turn The Tables” è stilisticamente vicina ai lavori passati della band. Sensazionale è “Chains”, in cui Dimeo dimostra ancora una volta la sua classe canora, specialmente nel ritornello da brividi, per intensità, emotività ed esecuzione. C’è un uso delle backing vocals che dà più corpo ad alcuni fraseggi vocali, sempre usate in modo appropriato e mai in eccesso, sebbene l’utilizzo che se ne fa sia più largo che in passato. Arriviamo poi al momento topico di questo gran bel disco: la titletrack “Through The Storm”. A dispetto del titolo che può indurre a pensare ad una canzone energica, i Riot interpretano questo passaggio ‘tempestoso’ come un ricordo malinconico dei momenti delicati trascorsi dalla band; ecco che la canzone si trasforma in espressione pura intrisa di forti emozioni. Una sensazione di tranquillità e distensione, come l’osservazione del continuo flusso e riflusso delle onde che bagnano la costa, ecco il ‘luogo’ in cui vi trasporterà “Through The Storm”. Si volta pagina con le successive song, tutte rock – in senso lato – al punto giusto. Forse il ritornello di “Burn The Sun” tradisce un’eco dei Kiss, ma nulla toglie alla pregevole track in questione. Due i motivi di interesse e di curiosità che sono contenuti nell’album: l’inserimento di due cover, la prima degli U.F.O. e la seconda dei Beatles, “Here Comes The Sun” – rivisitata dai Riot in chiave strumentale. Riguardo ai perché di tali scelte invito a dare un’occhiata all’intervista rilasciata da Mark Reale a Metalitalia.com. Probablmente questo album risulterà meno immediato del potente “Sons Of Society”, ma vi permetterà di scoprire il lato più meditativo della band, un lato che mostra mille chiavi di lettura, tutte ugualmente interessanti. Un altro sigillo di qualità sul prodotto rock & heavy.