7.5
- Band: RISE ABOVE DEAD
- Durata: 00:37:51
- Disponibile dal: 27/01/2015
- Etichetta:
- Moment Of Collapse
- Shove Records
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Non tornano indietro i Rise Above Dead. I quattro milanesi persistono nell’ammansire il proprio sound, riducendo ad ogni release lo spazio concesso ai tumulti e alle accelerazioni. Via il crust e l’hardcore, dentro la melodia e progressioni celestiali. Abbandonato ogni accenno di cantato, con l’uscita dalla formazione di Andrea Rondanini, i Nostri hanno concentrato le proprie energie sulla creazione di atmosfere vaste, con uno sguardo che va all’orizzonte e lo attraversa: gettando gli occhi sullo spazio infinito che ci circonda. “Heavy Gravity” afferma il titolo, ma sarebbe più opportuno parlare di assenza di gravità. I Rise Above Dead non se ne restano di certo attaccati a una concretezza terrena, prevaricano le leggi fisiche, fluttuano e scompaiono alla nostra vista. Escono dal mondo a noi conosciuto, esplorano quello che c’è fuori, ce lo raccontano. Lo fanno con una prospettiva umana, molto umana, come sembra suggerirci la meravigliosa copertina. Il post-metal dei quattro, forgiato ed emulsionato da una indefessa attività live, prorompe oggi di una vitalità crepuscolare e poliedrica: un oggetto misterioso, un’entità post-metal apparentemente facile da comprendere e da definire, che non si discosta poi moltissimo da band coeve, non va a cercare l’originalità a tutti i costi, il colpo di teatro o la mossa eccentrica. Però “Heavy Gravity” è come un magnete, attrae anche senza volerlo: c’è qualcosa di subliminale, una specie di sostanza intangibile contenuta al suo interno, e si finisce per non potersi più staccare da queste sei tracce vischiose, cangianti, altere. Eppure, dicevamo, nulla è stato fatto per colpire in un istante, per sconvolgere in pochi secondi: nessun protagonismo, nessun onanismo strumentale, nessuno sfogo d’ira di particolare intensità. Le tracce di questo album si crogiolano in una pesantezza mai troppo marcata, la produzione pulita e calibrata permette di sentire ogni strumento al meglio, ma non va a calcare la mano sull’impatto, ingenerando all’inizio una sensazione di ovattamento, di quiete innaturale. Tutto ciò, sommato all’assenza di grandi, irrefrenabili, scoppi di furore, porta a concepire dubbi sul reale valore di “Heavy Gravity”, come se il disco fosse frenato, bloccasse il proprio impeto. Invece, la forza dei Rise Above Dead risiede proprio qua, nel non dover ricorrere ad espedienti abusati nel post-metal e nel potersi permettere di essere più leggeri, ma similari, a gente come Cult Of Luna o Amenra, e nello stesso tempo di indulgere in movimenti post-rock, mettendo in campo un peso specifico decisamente maggiore ai gruppi solitamente ascrivibili a tale filone. A grandi linee, il sound dell’album si potrebbe accostare agli Isis di “In The Absence Of Light”, solo lievemente irrobustito e più votato al metal. I pezzi sono molto organici, i saliscendi educati, intrisi di una profonda calma, una riflessività che non impedisce di indulgere in riff profondi, un doom siderale attraversato e circondato da effetti a grana finissima; un’eco psichedelica si diffonde allora nella musica, cospargendo di una polvere iridescente gli splendidi arpeggi, in grado di rivaleggiare con certe progressioni di “Crack The Skye” (“By The Lights”, “March Of The Locusts”). Non emergono grandi velleità sperimentali, la band denota una cura sartoriale nel prendere in mano un abito consunto, quello delle sonorità “post”, e donargli nuova vita, senza ricorrere a chissà quali drastici cambiamenti e artifizi. Lo scorrimento lento e cullante, cinematografico – vengono in mente i Nero Di Marte di “Derivae”, perfino – tesse un arazzo sonoro insieme colossale e impalpabile, come una catena montuosa all’orizzonte nelle giornate limpide: visibile a occhio nudo, enorme, ma troppo distante per poterla toccare, considerare qualcosa di tangibile. Si crea un clima di perenne attesa di qualcosa di più grande, di un evento che spezzi l’equilibrio e scompagini il delicato assemblato venutosi a creare. Poi, tutto sfuma, e come un’allucinazione scompare, passando il testimone alla traccia successiva. Una perla di intelligente metal strumentale, “Heavy Gravity”, che conferma quanto di buono sapevamo dei Rise Above Dead e ne amplia lo spettro sonoro. Una stella sempre più luminosa nel firmamento della musica dura tricolore.