7.5
- Band: RISE OF THE NORTHSTAR
- Durata: 00:44:10
- Disponibile dal: 07/04/2023
- Etichetta:
- Atomic Fire
Spotify:
Apple Music:
A prima vista, i Rise Of The Northstar possono sembrare davvero ‘troppo’, anche in tempi in cui avere una ‘gimmick’ o una fantasiosa identità di scena paga considerevolmente (Ghost, Babymetal, Sleep Token). Citando l’opinionista e content creator più noto della scena, Finn McKenty (The Punk Rock MBA su YouTube), i francesi sembrano contemporaneamente dei cosplayer dei Madball e dei ‘weeb’ (persona che non è soltanto appassionata della cultura nipponica, ma che ritiene che essa sia superiore a quella occidentale). Allo stesso tempo, però, ci sono davvero poche formazioni crossover – quasi nessuna in territorio europeo – che hanno sviluppato la propria visione ed il proprio sound mantenendo un’identità tanto originale come hanno fatto Vithia, Eva-B ed Air One, maestri del DIY (da sempre hanno curato ogni singolo aspetto di musica, copertine, video e merch) ed artefici della miscela più esplosiva di hardcore, nu-metal e rap.
Il terzo disco in studio arriva dopo ben cinque anni da “The Legacy Of Shi”: i parigini non sono mai stati particolarmente prolifici, ma in questo caso la release è stata ulteriormente dilatata a causa dell’ingresso in formazione del bassista Yoru (lo storico Fabulous Fab è stato estromesso per cause extra musicali) e del batterista Phantom (che nonostante lo stesso nome non è lo stesso Phantom alle pelli tra il 2018 e il 2022). Stilisticamente, ci troviamo davanti a un effettivo sequel del precedente “The Legacy Of Shi”, che aveva cambiato i connotati della formula del gruppo diradando hardcore e thrash metal a favore di un groove spessissimo con fiorenti influenze hip hop. Dopo l’opener “The Anthem”, che esagera palesemente citando Kenshiro e prendendo per il culo i detrattori, si nota come non siamo proprio in un immobilismo totale, in quanto emergono evidenti coordinate nu-metal sia in suoni e accordature che come influenza nei singoli brani (i P.O.D. in “One Love”, i Korn in “Shodown” e gli Slipknot in “Third Strike”), con un utilizzo più marcato e selvaggio del growl nelle apparizioni del personaggio Kozo, nemesi dell’eroe Shi (“Shogun No Shi”, “Raijin”). Rimane rilevante il rap old school, che si ritaglia un episodio a parte nell’anthemica “Clan”, mentre per uscire un po’ dagli schemi si deve attendere l’eccellente finale di “Rise”, brano dalle atmosfere inedite ed in crescendo, capace di mostrare le capacità chitarristiche di Brice “Eva-B” Gauthier non solo in fatto di groove e assoli. E’ forse questo ingabbiare volontariamente sé stessi in determinate costruzioni l’unico difetto del disco, il quale resta interamente godibile, prodotto alla grandissima, spesso esaltante, a fuoco e ricchissimo di citazioni, ma che potrebbe essere musicalmente più vario, visto il repertorio dei mascherati. La concorrenza quasi inesistente in ogni caso gioca a favore dei Rise Of The Northstar: in attesa di vederli nuovamente dal vivo (la dimensione più consona per goderseli appieno), non possiamo che lodarli apertamente un’altra volta.