8.0
- Band: RISE OF TYRANTS
- Durata: 00:40:58
- Disponibile dal: 28/02/2025
- Etichetta:
- Brutal Records
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Piccoli tiranni crescono.
Nati nel 2011 con l’intento di mescolare la furia del death metal con la pesantezza delle derive groove, i bergamaschi Rise Of Tyrants hanno via via affinato la propria cifra stilistica distaccandosi dalle sonorità più moderne per abbracciare in toto la pura devastazione, pur senza rinunciare all’atmosfera caustica di fondo che ne ha caratterizzato il percorso fin dagli albori. La nuova tappa del loro viaggio si intitola “The Chronicles Of Cardinal Pablo Mendoza”, terzo full-length in ordine di tempo dopo i precedenti “Abnormality In Structure” e “Trauma”; un lavoro col quale la band orobica torna sul mercato dopo ben sei anni di assenza con l’evidente intento di alzare di un’ulteriore tacca il livello di aggressione della propria proposta.
Quello che aspetta l’ascoltatore dopo la breve intro “Colle De La Croix De Fer” è infatti un assalto all’arma bianca senza alcun cedimento di sorta, in cui i Nostri non lesinano alcun ricorso al proprio bagaglio di influenze ed esperienza pur di raggiungere lo scopo.
C’è tanta Svezia fra questi solchi, grondanti di rimandi al death metal tanto della scuola di Goteborg quanto di quella di Stoccolma, ma c’è anche molta acidità, vicina ai Napalm Death meno grind, e parecchio thrash, sia old-school che moderno, un po’ come accade per i connazionali Node. Vanno rimarcati, inoltre. anche alcuni richiami black-death che ricordano, nei momenti più ‘core’, i Lorna Shore meno plasticosi (rimandi che si fanno sentire anche negli sparuti breakdown che caratterizzano i momenti più moderni del platter) e a volte act decisamente più robusti come gli incontenibili Angelcorpse e i più raffinati Necrophobic, il tutto frullato in un maelstrom sonoro dal grande impatto cinetico, peraltro sapientemente concepito ed egregiamente eseguito.
Autentico mattatore lungo tutto il dipanarsi dell’album è il cantante Davide Cantamessa, capace di dare la giusta interpretazione a ogni sfaccettatura del sound di casa Rise Of Tyrants grazie a doti che gli consentono di passare dal growl più gutturale e macilento allo scream più acido e abrasivo senza perdere mai un’oncia di impatto e potenza. Per farsi un’idea di quanto poc’anzi affermato, è sufficiente prestare orecchio alla sua performance su alcuni dei brani più convincenti del lotto, come la devastante “Don Mario Pederasta”, la brutale “Parigi-Napoli” o le più strutturate “How Can I Fuck Capitalism” e “Mirella Silver Tongue”. Proprio questi ultimi due brani ci consentono di sottolineare come i Nostri si dimostrino capaci di controllare in modo superbo tanto l’esecuzione quanto la scrittura anche quando i brani si fanno più complessi e articolati, un aspetto che potrebbe consentire alla band un ampio margine di crescita e sperimentazione per il futuro.
Per ora, gli amanti dell’estremo a trecentosessanta gradi possono godersi questo ottimo “The Chronicles Of Cardinal Pablo Mendoza”, scapocciando corna al cielo senza ritegno in onore dei Rise Of Tyrants più convincenti di sempre.