7.5
- Band: FOSSILIZATION , RITUAL NECROMANCY
- Durata: 00:28:27
- Disponibile dal: 25/02/2022
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
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Se rientrate nella categoria di chi non è solito vedere di buon occhio il formato split, ritenendolo poco esaustivo e spesso assemblato con fondi di magazzino, la collaborazione fra Ritual Necromancy e Fossilization è qui a dimostrarvi che le eccezioni esistono sempre, e che anche un’opera di questo tipo – quando concepita con la giusta attenzione per i dettagli – può tranquillamente essere messa a confronto di un full-length o di un EP. Solida realtà del sempre più famigerato circuito death metal del Pacific Northwest i primi (Mortiferum, Triumvir Foul e Witch Vomit vi dicono niente?), ‘new sensation’ apparsa dal nulla lo scorso anno con il mini “He Was Name Was Long Forgotten” i secondi, per poco meno di mezz’ora di musica atta a celebrare due diverse sfumature dello spettro death/doom sul filo di una scrittura che, in entrambi i casi, si rivela autorevole e intrigante.
Ad inaugurare le danze è appunto il gruppo di Portland, il quale decide di riaffacciarsi sulle scene con la composizione più ambiziosa e stratificata della sua carriera: “Enter the Depths” altro non è infatti che una suite di quindici minuti che esplora in lungo e in largo le tortuosità e i giochi di ombre dei precedenti “Disinterred Horror” e “Oath of the Abyss”, snodandosi agilmente fra digressioni caliginose mutuate dai migliori Incantation e parentesi più arrembanti che – di nuovo – evidenziano la capacità del quartetto di imbastire sequenze di riff e cambi di tempo dal sapore quasi ‘catchy’ e memorizzabile. Davvero un episodio sopra le righe, sia per quanto riguarda l’interpretazione dei singoli, sia a livello di armonia e fluidità delle trame, il quale reclama a gran voce l’attenzione del pubblico e (si spera) un seguito discografico in tempi brevi.
A questo punto è la volta del duo brasiliano, risposta sempre più credibile allo strapotere di Krypts e Spectral Voice, qui alle prese con un paio di brani che ne ribadiscono la fase di crescita e maturazione, prendendo gli ottimi numeri mostrati finora ed elevandoli in un flusso profondissimo da cui però non esitano ad affiorare strali melodici e suggestioni crepuscolari utili a spezzare l’incedere gravoso del songwriting. “Exalted in the Altar of Insignificance” e “With Blood and Feathers” ci mostrano una band ormai pronta a compiere il passo del debut album, e che non ci stupiremmo se diventasse la priorità assoluta per questi musicisti già in forze presso la line-up dei Jupiterian.
Insomma, se alla qualità del contenuto sommiamo la bontà della forma – dalle scelte di produzione alla copertina di Misanthropic-Art (Asphyx, Funebrarum, Mortuary Drape) – è facile vedere in questo split un piccolo grande regalo per tutti i fan del death metal più cavernoso e ottenebrante sulla piazza. Non sottovalutatelo.