RIVERSIDE – ID.Entity

Pubblicato il 17/01/2023 da
voto
8.0
  • Band: RIVERSIDE
  • Durata: 00:53:11
  • Disponibile dal: 20/01/2023
  • Etichetta:
  • Inside Out

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Le relazioni tra esseri umani e i complessi, spesso incomprensibili, meccanismi che regolano i rapporti tra persone sono costantemente al centro della poetica dei Riverside. Ed è pressante la loro preoccupazione per la deriva spersonalizzante indotta dalla digitalizzazione della società, la sconcertante trasfigurazione dell’individuo portata dal ruolo dei social media. L’analisi sociologico-comportamentale già in passato ha toccato diversi apici nella discografia di Mariusz Duda e compagni, divenuti nel corso degli ultimi dischi, quelli da “Shrine Of New Generation Slaves” in avanti, sempre più delicati e introspettivi. Le ultime opere, con particolare attenzione per lo splendido “Love, Fear And The Time Machine”, si sono contraddistinte per un delicato equilibrio tra elettrico e acustico, un suono carezzevole, fine e gentile, i richiami alla tradizione prog inseriti in un contesto più ampio e mediati dalla speciale sensibilità, lirica e musicale, della formazione. Tra una pacata amarezza e uno sguardo verso il futuro che cerca di essere speranzoso pur nelle difficoltà contingenti e in previsione di altre a venire, nonostante un pressante pessimismo difficile da tenere a bada, “ID.Entity” sboccia contraddittorio e labirintico, riannodando qualche legame sonoro con l’ultimo “Wasteland”, per poi esplorare trame abbastanza differenti.
I Riverside come abbiamo imparato a conoscerli, con un’identità precisa di gruppo prog attento a creare emozioni rarefatte, che entrano nel cuore e nell’anima e non ci lasciano più, ci sono ancora, e in fondo se si ascolta “ID.Entity” i circa diciannove anni a separarlo dall’esordio “Out Of Myself” pare che quasi non siano trascorsi. Nonostante nella presentazione si parli di un riavvicinamento a un tono più metallico rispetto alle ultime prove, non si nota chissà quale ispessimento di distorsione o concitazione di ritmi, mentre si percepisce un grado di difficoltà superiore nel modo in cui i pezzi arrivano a noi. Il quartetto polacco – compare ora come membro ufficiale il chitarrista Maciej Meller – si concede tutt’ora ampie parentesi meditative, galleggiamenti nella malinconia e in una velata tristezza, liquefando il suono in ondeggiamenti spesso preda dei sintetizzatori e di un chitarrismo a volte potente, in altre occasioni dolcissimo. Michał Łapaj, forse proprio per seguire le tematiche delle liriche, utilizza suoni particolarmente algidi e freddi, che in molte occasioni richiamano i tappeti di sintetizzatori dei Rush ottantiani, e nell’intersezione con le chitarre portano ad atmosfere incorporee, a volte tristemente solenni, in altri casi spersonalizzate e digitali. Duda, nel suo ruolo di cantore e menestrello, uno stile da cantastorie rafforzato negli ultimi anni, anche grazie all’esperienza accumulata da solista, sceglie di essere protagonista vocale in modalità differenti da quelle degli ultimi dischi: si nasconde per lunghi minuti, lasciando che gli strumenti disegnino panorami di difficile interpretazione, mentre la sua voce calda e soffusa, quando compare, risuona più autentica ed incisiva che mai.
Le strutture delle singole composizioni e di “ID.Entity” nel suo insieme presentano propaggini pronunciate, vi è una minore scorrevolezza a caratterizzare l’operato del gruppo e, almeno durante i primi ascolti, la fatica di comprendere cosa vogliano comunicarci Duda e compagni potrebbe inevitabilmente affiorare. Dissolta questa nebbia, ci si potrà compiacere dell’intensità emotiva, poco esibita e molto cerebrale, di pezzi camaleontici e massicci come “Big Tech Brother” e “Post-Truth”, densi di soluzioni ingegnose e della consueta sensibilità per le melodie toccanti. La maestria nel maneggiare l’acustico, uno dei vessilli della fase recente della formazione, si sente ancora a tratti, e fa la parte del leone nella lunga “The Place Where I Belong”, con una seconda parte appannaggio del notturno crooning di Duda. Anche quando le prime battute potrebbero schiudere a una relativa orecchiabilità, i Riverside ci immergono presto in un mondo ombroso, indefinito in alcuni suoi tratti, inquieto; la musica perde non di rado la sua luminosità e si intorbida, facendo riecheggiare lo sviluppo preoccupato dei testi e tutte le ansie che il mondo attuale trasuda. Pensiamo soprattutto al finale crepitante e ingrossato nei volumi di “I’m Done With You”, bilanciato dai ricami leggeri e ammiccanti ai Rush in apertura di “Self-Aware”. “ID.Entity” alla lunga sarà apprezzato come un altro grande disco dei Riverside, all’altezza di tutto quanto composto finora. Nel breve, potrebbe scontare un po’ di ermetismo e l’assenza di canzoni facili da assimilare. Nulla in ogni caso che possa far preoccupare i fan del gruppo.

 

TRACKLIST

  1. Friend or Foe?
  2. Landmine Blast
  3. Big Tech Brother
  4. Post-Truth
  5. The Place Where I Belong
  6. I'm Done with You
  7. Self-Aware
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