8.5
- Band: RIVERSIDE
- Durata: 01:03:39
- Disponibile dal: /11/2005
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
A volte viene spontaneo pensare che, almeno in campo musicale, non cisia più niente di nuovo da dire, sembra che sia già stato fatto tuttoe, così, noi ascoltatori deambuliamo sonnolenti nel mare delle uscite,cercando quel qualcosa, quella scintilla di genio che possa,finalmente, negare questa convinzione. Eppure, ogni tanto, c’è qualcunoche riesce a portare una ventata d’aria fresca, magari senza inventarenulla di sana pianta, ma, quantomeno, riuscendo a rimescolare le cartein tavola portando un po’ di scompiglio nel grigiore delle usciteodierne. Quando succede, torna finalmente a riaffiorare la meraviglia,quel fulmine a ciel sereno che ti lascia senza fiato per aver scopertoun piccolo gioiello, quando, ormai, non te l’aspettavi più. È successoesattamente questo quando, nel 2004, è uscito il debutto dei Riverside,una band polacca che, con il loro “Out Of Myself” aveva dato vita aqualcosa di veramente prezioso e personale. La storia si ripete oggi,con il secondo album del gruppo, che conferma lo stato di grazia di unaband dotata di una sensibilità artistica più unica che rara. Immaginateuna proposta che unisca gli intrecci strumentali di realtà come Opeth ePorcupine Tree (nelle loro componenti più progressive) all’emozionalitàdegli Anathema, il tutto filtrato da reminiscenze legate al passato e,in particolare, ai Pink Floyd. Queste sono le coordinate su cui simuovono i Riverside che, comunque, non si perdono mai nello sterilecitazionismo; al contrario rileggono le loro influenze attraverso laloro personalità, risultando sempre freschi e convincenti. Il risultatofinale è un collage di sensazioni ed emozioni che colpisce direttamenteal cuore fin dal primo ascolto e, allo stesso tempo, ha il dono dilasciarsi svelare poco a poco, col procedere degli ascolti, grazieall’incredibile quantità di sfumature contenute in “Second LifeSyndrome”. Entrando più nello specifico dell’opera, ricordiamoinnanzitutto come questo capitolo della discografia dei Riverside siail secondo di una trilogia/concept, che racconta il percorso interioredi ricerca di un uomo solo. Rispetto al debut album, il tono si faancora più drammatico e cupo, con il protagonista che si costringe adaffrontare i propri ricordi, in un processo catartico di purificazione.Inizia, così, una discesa nell’inconscio dell’uomo, introdottamagistralmente da una ipnotica “After”, che immerge l’ascoltatore nelleatmosfere oniriche dei Riverside. Da lì è un turbinio di emozionicontinue, che parte dalla dura “Volte-Face”, con il suo andamentoprogressivo che ricorda gli ultimi lavori di Opeth e Porcupine Tree, esi conclude con l’ottima “Before”. Nessun cedimento, nessuna caduta ditono, nessun riempitivo; “Second Life Syndrome” si dipana lungo i suoioltre sessanta minuti, senza mai far abbassare l’attenzione, con unacura per i particolare e per gli arrangiamenti che non ha niente dainvidiare a formazioni di maggiore esperienza. Al contrario, là dove leband ispiratrici (Anathema esclusi) sembrano privilegiare il lato piùcerebrale della composizione, raggiungendo così un’assoluta perfezioneformale, i Riverside riescono a parlare direttamente al cuore, pursenza cedere di un passo a livello esecutivo/strumentale, come dimostrala splendida “Conceiving You”, tre minuti assolutamente sublimi,giocati su pianoforte, chitarre acustiche e voce sussurrata, cheriportano alla mente gli Anathema più eleganti e delicati. Un viaggio,dunque, splendido e sognante, dalla lunga title-track, quindici minutidi progressive rock d’alta scuola, con una introduzione floydiana alla“Shine On You Crazy Diamond”, passando attraverso la rabbia e lagelosia di “Artificial Smile”, la cupa disperazione di “Dance With TheShadows”, fino ai vortici strumentali di “Reality Dream III”. Un lavoroai limiti della perfezione, non c’è che dire, che mantiene le promessedi “Out Of Myself”, mostrando come i Riverside siano tutt’altro che unfuoco di paglia. Fidatevi, comprate “Second Life Syndrome”,ascoltatelo, capitelo, assimilatelo ed amatelo. Verrete trasportati viada un fiume di emozioni in cui “è dolce naufragare”.