7.5
- Band: ROB ZOMBIE
- Durata: 31:23
- Disponibile dal: 04/29/2016
- Etichetta:
- T-Boy Records
- Universal Music Enterprises
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“I am a teenage rock god and all the freaks are in love with me”. Ecco ritornare il più mitico cantore del rock alternativo americano, tinto di splatter, b-movie, sangue, tette al vento, riti satanici e una caterva di altre teste mozzate e cadaveri ammucchiati. La parabola evolutiva della Zombie band è arrivata in questi anni a toccare uno dei punti più alti della carriera, e con questo nuovo sesto album dispensatore dionisiaco e celebrativo di orge e stregonerie vuole lasciarsi andare ormai al godimento di fare musica, stare su un palco e agitare i propri dreadlock come una volta, senza particolari velleità sperimentali o innovative. Dice Rob: “Posso tranquillamente affermare che questo è già il mio album preferito. Sì, lo so che qualsiasi stronzo afferma una cosa del genere all’uscita di un nuovo disco, ma seriamente si tratta del nostro mostro musicale più pesante di sempre.” Le formule consuete dei brani del vecchio Zombie vengono infatti tirate a lucido, con tutti le intro cinematografiche, i riff del buon John 5 e i pattern ritmici degli ex mansoniani compari in una forma assolutamente in pompa magna. I nuovi brani sono ridotti all’osso, difficilmente superando i due minuti e cinquanta di durata, sintetizzati in ritornelloni radiofonici da blues accelerato e distorto unicamente volto all’aspetto performativo e d’effetto, naturalmente lontani dalle sperimentazioni che avevano contraddistinto la grandezza dei White Zombie, ma giunte ad un compimento quasi naturale da vero e proprio rock act. ” The Electric Warlock Acid Witch Satanic Orgy Celebration Dispenser” dura infatti poco più di trenta minuti e contiene dieci brani e due semi-intro, forse un po’ pochino per il palato di molti degli aficionados del buon vecchio mr. Cummings, non c’è che dire. Ancora una volta però ritroviamo il gusto tipico del progetto Rob Zombie venire fuori a bomba, questa volta in tutta la sua essenzialità, secchezza, crudità e immagazzinato nelle formule più consuete che ci si potesse aspettare dopo questi ultimi anni di carriera al top. L’album e i brani funzionano tutti, senza niente di eccessivamente miracoloso ma pur sempre ampiamente godibile ed entusiasmante, soprattutto quando si ritrova così arricchito di un apparato visuale come quello che sta venendo fuori con i numerosi videoclip connessi a molti dei brani. “In The Age Of The Consacrated Vampire We All Get High” è uno di quei brani immancabili in una nuova setlist dal vivo, e così “The Life And Times Of A Teenage Rock God”, “In The Bone Pile”, l’electro-dance di “Medication For The Melancholy” e “Well, Everybody’s Fucking In A U.F.O”, che avevamo già avuto modo di testare nel video (che dura tre volte il minutaggio della canzone in sé), con alieni ninfomani e la cara vecchia Sheri ad allietare i cuori degli studenti astronauti, in un brano quasi dal sapore primusiano. Il vecchio rock’n’roll a stelle e strisce rispunta fuori in tutta la sua possanza con “Get Your Boots On! That’s The End Of Rock And Roll”, immancabile reminder della tendenza celebrativa delle proprie radici. Chiude il disco il pezzo più atipico del platter, una “Wurdalak” che è omaggio all’horror italiano di Mario Bava e alla figura vampiresca del folklore russo, che dura come tre dei pezzi precedenti, molto più simile a qualcosa come “Lords Of Salem”, più lenta e visionaria, inquietante e mefitica, che lascia un po’ spiazzati alla luce del groove più immediato dei pezzi precedenti. In sostanza “The Electric Warlock Acid Witch Satanic Orgy Celebration Dispenser” non farà gridare a nessun tipo di miracolo né spiazzerà nessuno, fan o neofiti, ma configura ancora una volta un periodo di lustro per il buon vecchio Zombie, ormai diventato dipendente dalla sua stessa figura di artista tout court. Un album riassuntivo, essenziale, diretto, compatto, roboante, compendio di un artista giunto ad una forma assolutamente completa.