8.0
- Band: ROB ZOMBIE
- Durata: 00:45:30
- Disponibile dal: 12/03/2021
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
In una vita artistica legata ai trip carnevaleschi, ai b-movie, alle storie di ghoul, vampiri e mostri d’altri generi, alla nascita della musica industriale, alle produzioni in pellicola, ai fumetti porno-horror e ad altre amenità truculente e sanguinolente, non si può certo dire che manchi colore. Ecco, “The Lunar Injection Kool Aid Eclipse Conspiracy” è in assoluto l’album più colorato del Re Zombie, qui giunto ad una sfilata carnevalesca completamente evoluta al suo punto più ‘cinematografico’ e caleidoscopico. Una divertente parata che, senza ombra di dubbio, troverà ampio consenso in tutti i zombie lovers ancora in giro.
La prima cosa che colpisce di questa settima opera discografica solista, infatti, oltre al titolo ancora una volta funambolico e randomico, è proprio la sua grande struttura cinematografica: tendenza portata a compimento a pieno titolo. Inserti, intro, cambi di atmosfera repentine, a volte mescolate con il canonico brusio e dialogo da imbonitore, insieme a panorami disparati come mai prima d’ora agiscono come conduttori atmosferici nell’ascolto e danno all’insieme un’atmosfera unica che, questa volta, è assolutamente lontana da qualsiasi cosa che poteva essere considerata ‘la solita roba à la Rob Zombie’. Detto questo, è anche vero che qui si tratta proprio della solita roba à la Rob Zombie! Nelle diciassette tracce (!) del lotto c’è spazio per il divertito rockabilly, la psichedelia delle immagini, il citazionismo postmoderno, vero veicolo straordinario di questo tripudio di saturazioni, mixato e prodotto in maniera impeccabile, e performato in maniera altrettanto tosta. Gli intermezzi funzionano – finalmente – proprio tutti e diventano – forse per la prima volta – davvero essenziali. I singoli presentati in anteprima sono forse i pezzi più potenti e funzionanti dell’intero lavoro, soprattutto la superba “The Triumph Of King Freak (A Crypt Of Preservation And Superstition)”, rappresentante il grande ritorno a certe sonorità cazzute dei vecchi tempi, ma allo stesso tempo inquadrantesi perfettamente in questa linea più funambolica e matura del percorso dell’artista. La band ha uno spazio di movimento eccezionale e si può davvero parlare di libertà esecutiva perfettamente bilanciata con le finalità del prodotto. Ginger Fish, Piggy D e John Five sono davvero l’ago della bilancia e non sarà difficile capire la musica di uno dei due Gemelli Del Male (come citava il titolo del tour con il gemello Marilyn Manson) sia sproporzionatamente in forma rispetto all’altro. “The Ballad Of Sleazy Rider” diverte, entusiasma e fa davvero rimpiangere di non essere sotto palco ad esaltarsi per l’entrata di qualche mostro o qualche visual fumettoso. Tamburelli, tastiere e anni Sessanta saturano nell’impasto sonoro, rendendo il tutto dannatamente divertente e mutevole, riff dopo riff e canzone dopo canzone. “Yellow Submarine said jump righ in!” si sente in “Shadow Of The Cemetery Man” e poi subito nelle radure incredibilmente popolate sia da cannibali che da treni fantasma di “18th Century Cannibals, Excitable Morlocks And A One-Way Ticket On The Ghost Train”. Tutto, ma proprio tutto – musica, immagini, generi, mostri, personaggi mitici – convive nello stesso panorama: “Crow Killer Blues” riscopre l’Ozzy Osbourne, quando era in compagnia di Randy Rhoads, solo che qui c’è zio Rob e zio John Five, uno sulle spalle dell’altro, a far brillare un genere che, quando si ha a che fare con risultati del genere, sembra quanto più lontano dal tirare le cuoia. E quel Crazy Train diventa qui il Ghost Train su cui saltar su appena si preme ‘play’ e ci si ritrova in qualsiasi momento di questo “The Lunar Injection Kool Aid Eclipse Conspiracy”. Pochi momenti morti e un livello di qualità entusiasmante sono le pennellate che dipingono uno degli album più riusciti dell’Howling Man che urla ancora “Power To The People”.
Si sente spesso che il rock’n’roll è morto, e probabilmente la maggior parte delle volte si ha anche ragione. Ma qui, ladies and gentleman, proprio da quello che alcuni potrebbero già definire ‘vecchio rudere’, si trova davvero una nuova linfa. E ci piace di nuovo immaginarci reietti del diavolo, con gli occhi chiusi e sorrisi di giubilo, su una cadillac impolverata, prima del climax di proiettili al posto di blocco, come nella mitica scena che continua a riecheggiare tra gli oltre trent’anni di carriera del King Freak vegano coi dreadlock e altri – speriamo – nuovi ‘yeah‘.