7.5
- Band: ROME
- Durata: 00:33:03
- Disponibile dal: 29/01/2021
- Etichetta:
- Trisol Music
- Distributore: Audioglobe
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Jerome Reuter è prolifico. Jerome Reuter è cazzuto. Jerome Reuter è inaspettatamente autoironico. Potremmo riassumere in queste tre epigrafi la nostra recensione del nuovo disco di Rome, che a distanza di pochi mesi da un assoluto capolavoro come “The Lone Furrow” torna tra noi con un disco tendenzialmente leggero e semplice, almeno a primo ascolto, che dà l’idea di essere stato scritto di getto, nel quale il suddetto genietto del neo-folk gioca a fare Springsteen. Ma è tutta solo apparenza.
Certo, i brani sono più lineari e omogenei, ma anche in assenza delle numerose e strabilianti ospitate presenti sul precedente full-length, i Rome non abbandonano la loro ricchezza, musicale e non. “Parlez-Vous Hate” è forse il disco più apertamente politico mai realizzato dalla band, con prese di posizione che travalicano l’abituale approccio astratto, rivolto alla riflessione da parte dell’ascoltatore; qui sono evidenti le prese di posizioni, decisamente non votate a destra, schieramento verso cui troppi erano soliti ascrivere erroneamente Reuter. Sono dodici tracce di vero e proprio combat rock – tra Joe Strummer e Neil Young – fortemente europeiste, eppure critiche verso certi atteggiamenti comunitari; non è un caso la quasi-parodia di “Born In The UE”, ma lo stesso approccio percorre diversi altri brani, trovando un perfetto equilibrio tra rabbia ideologica e brani stringati, ridotti all’osso (“Death From Above”, “You Owe Me A World”). Ci sono comunque diversi momenti oscuri e marziali – cercate i titoli in tedesco, se volete partire da quelli, così come tracce dove ricompare l’eredità di Nick Cave, o ancora più dei Crime And The City Solution: un’orchestra ipnotica e marcia al servizio di brani cupi e asfissianti (“Toll In The Great Death”). Non mancano passaggi più delicati, quasi romantici, e un colpo di coda finale che è insieme geniale e strafottente: “Fort Nera, Eumesville” cita chiaramente Jünger, tanto per mettere di nuovo in discussione ogni incasellamento politico, e lo fa con un brano a metà strada tra krautrock e dark ambient. Sembra quindi evidente che anche i dischi scritti ‘all’impronta da Reuter non potranno mai essere considerati minori.