7.0
- Band: ROME
- Durata: 00:20:15
- Disponibile dal: 02/08/2024
- Etichetta:
- Trisol Music
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Jérôme Reuter è sicuramente uno di quei musicisti che o si amano o si odiano; c’è chi lo trova un degno erede dei cantautori più oscuri degli anni Ottanta (Nick Cave in primis, ovviamente) e chi, semplicemente, l’ennesimo nome senza troppa verve dell’affollata scena neofolk; per chi vi scrive il suo vero valore sta proprio nelle sfumature tra questi estremi e il modo in cui sa cavalcarle con eleganza e sincerità.
La sua versatilità e la capacità di mettere a nudo sensazioni profonde si manifesta particolarmente in un breve EP come “World In Flames”, dove tornano i temi cari al Nostro (l’europeismo, il dolore per i conflitti e per le divisioni socioculturali dell’Occidente, la sua intrinseca decadenza) e al tempo stesso Reuter riesce a mettere a fuoco tutti gli elementi che caratterizzano la sua poetica musicale.
I punti di forza sono quelli consueti; tante chitarre acustiche (resta sempre la scuola Der Blutharsch/Death In June, quella di riferimento), arrangiamenti sublimi e toccanti, che però in questo lavoro esplodono solo in paio di casi, lasciando più spazio all’intimismo. E poi, elemento da non sottovalutare mai, i brani di Rome riescono a non superare mai la sottolinea di confine del pacchiano, nemmeno quando un controcanto dal taglio militaresco si sovrappone alla delicata e profonda narrazione (“First We Take Berlin”, “Eagle Wings”), o quando il ritornello viene declamato in spagnolo: bizzarra la scelta compiuta in “Todo Es Nada”, ma nemmeno troppo se si pensa alle ecumeniche pulsioni politiche che da sempre Rome esprime. La title-track, posta in chiusura, ha una potenza che sa di spirituale, grazie all’uso sapiente del Moog e dei campioni vocali.
All’interno di una discografia già corposa, in cui comunque anche i mini album hanno sempre avuto un ruolo di rilievo, “World In Flames” rappresenta sicuramente un capitolo breve, ma prezioso nel percorso musicale di Rome.