8.0
- Band: ROSAE CRUCIS
- Durata: 00:50:31
- Disponibile dal: 22/11/2014
- Etichetta:
- My Graveyard Productions
Spotify:
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I romani Rosae Crucis rappresentano indubbiamente una delle band più controverse provenienti dall’underground heavy metal nostrano, ma nel contempo risulta pressoché impossibile non ritenerli una delle realtà più genuine e devote a tutto ciò che è scolpito nell’acciaio più puro ed inossidabile. Mettendo da parte il primo, apprezzatissimo album “Worms Of The Earth”, la caratteristica principale del combo guidato da Andrea Magini e Giuseppe Cialone sono senza dubbio le parti vocali, cantate interamente in italiano e caratterizzate da dei testi in grado di alternarsi tra tematiche più epiche e altre più incentrate sulla religione e sugli oscuri misteri rimasti sepolti nella storia.
Il nuovo album “Massoneria”, come suggerisce anche il titolo, parte proprio dalle suddette solide basi, riuscendo così a ricreare un’atmosfera lugubre, intrigante e a tratti quasi degna di essere utilizzata come concept per un romanzo thriller storico; il tutto ovviamente senza dimenticare l’elemento più importante, ovvero la musica! Da quel punto di vista, bisogna ammettere che le composizioni risultano oltremodo azzeccate per permettere a un concept di questo tipo di trasmettere le giuste sensazioni all’ascoltatore: il solidissimo heavy metal dei Rosae Crucis viene arricchito da delle scelte musicali ricche di melodie dal sapore quasi arabeggiante, come in concomitanza della opener “Hiram Abif”, abbinate ad altre più semplici ed incisive, senza però tralasciare mai quello squisito connubio di collera e oscurità che permea l’intero album dall’inizio alla fine. Il trittico “Sancta Sanctorum”, “Militia Templi” e “Guerra Santa” è adrenalina pura, valorizzato da un guitar work graffiante e ben studiato, una sezione ritmica devastante e, soprattutto, da delle parti cantate furenti che rimangono in testa sin da subito, anche se si tratta di un pregio che abbiamo avuto modo di riscontrare in pressoché ogni singola traccia; ciò è identificabile anche dal fatto che, già col secondo ascolto, ci siamo più volte ritrovati a urlare i ritornelli a squarciagola e a gesticolare, a seconda del momento, come se fossimo dei sacerdoti o dei guerrieri armati di spada. Non mancano anche fasi più lugubri ed introspettive, tra cui menzioniamo la feroce “Il Marchio Dell’Infamia” e la mistica titletrack, che tuttavia nella seconda metà si incattivisce facendoci tornare nuovamente a fare headbanging come non abbiamo quasi mai smesso di fare nei quaranta minuti precedenti.
La conclusione è affidata, come ben si adatta a una produzione di questo tipo, all’unica effettiva ballad del disco, “Terra Mia”, che sancisce la fine di un oscuro e metallico viaggio tra templi e campi di battaglia, al termine del quale non possiamo che esternare tutto il nostro entusiasmo al pensiero di poter contare, tra le nostre fila, una band che ha più volte dimostrato di non temere giudizi, oltre al fatto di avere tutte le carte in regola per collocarsi tra le migliori realtà italiane, e che purtroppo paiono destinate a rimanere relativamente nascoste. Tuttavia, considerando la natura piuttosto audace della proposta nata dalla mente di questi cinque ragazzoni, non ci sentiamo di pretendere troppo da un pubblico che tende, un po’ troppo spesso, a dimenticarsi che anche in Italia si può fare del grande heavy metal senza cedere a determinati cliché. Con questo, promuoviamo il qui presente “Massoneria” a pieni voti e, inoltre, lo annoveriamo tra le migliori uscite dell’anno ormai quasi terminato.