7.0
- Band: ROSÀRIO
- Durata: 00:51:22
- Disponibile dal: 19/10/2016
- Etichetta:
- Dio Drone
- In The Bottle Records
- Red Sound Records
- Taxi Driver Records
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Immaginate di essere degli insegnanti in giorno di interrogazione, quale sarebbe il vostro più grande terrore? Sicuramente lo studente che deve per forza dilatare le risposte e mostrare quante ne sa, costringendovi a trattenere il respiro e le bestemmie; e restando in clima di similitudine, nell’enorme calderone stoner/sludge ultimamente ci troviamo spesso esposti a questo rischio. Tutta questa premessa per esprimere un sentito grazie ai nostri conterranei Rosàrio, che non strafanno, non mischiano le carte con strane e indesiderate commistioni, ma sanno stare coi piedi per terra e regalarci un buonissimo e godibile album di puro stoner rock. Hallelujah. E in aggiunta sanno anche inserire ottime derive heavy psych, che non guastano mai. Perché sanno bene che l’importante è poter inserire questo loro secondo lavoro, “And The Storm Surges”, nel lettore cd, meglio ancora se alla guida, e lasciarsi trascinare piacevolmente dalle buone melodie e dal groove possente. Le note dell’iniziale “To Peak & Pine” ci portano subito in territori sabbiosi e madidi di sudore con grande capacità, segnando la via dell’intero album, ben sospeso nel territorio tra Kyuss e Unida: melodia e astrazioni, e sempre presente una graffiante voce nella scia, guarda un po’, di John Garcia. Alcuni brani dell’album, come “Vessel Of The Withering” o “Canemacchina” spostano le coordinate verso lidi ancora più lisergici, ma di scuola hard rock più che stoner: e tra le chitarre alternativamente rocciose e sibilanti e la voce più atmosferica, il riferimento a quanto fatto dall’altro pilastro dei Kyuss dopo i Kyuss stessi, cioè Mr. Josh Homme, viene quasi spontaneo. Se quindi il lavoro convince, pur con qualche scelta tutto sommato ‘di mestiere’, è giusto sottolineare come alcuni assi vengano calati sul finale; quasi a voler tenere a tutti i costi l’ascoltatore attento. “Dawn Of Men” è una perfetta colonna sonora da western postatomico, guidato da un’ipnotica chitarra acustica e da sussurri che si aggirano tra i canyon, mentre “Monolith” prende a pugni in faccia con un incedere marmoreo di gran fattura – un nome, un destino; finale affidato a un altro pezzo dalle movenze più sinuose e avvolgenti con la bella “…And Then Jupiter”, che conferma l’ottimo stato di forma dei Rosàrio, una band che va decisamente tenuta d’occhio.