7.0
- Band: ROSETTA
- Durata: 00:32:00
- Disponibile dal: 14/10/2014
- Etichetta:
- Translation Loss
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Dopo aver pubblicato “The Anaesthete” in piena autonomia, i Rosetta concedono alla Translation Loss Records un’ultima release, prima di diventare definitivamente una band indipendente. “Flies To Flame” è il solito lavoro di buona fattura alla quale il gruppo statunitense ci ha ormai abituato negli anni: che si cimentino in un EP, uno split o un album, non fa differenza, i ragazzi di Philadelphia curano sempre tutto al meglio delle loro capacità, regalando puntualmente a fan e addetti ai lavori qualcosa che vale la pena di assaporare a fondo e con calma. Rispetto a “The Anaesthete”, l’opera tutto sommato dall’approccio più “live” e lineare della discografia, la band qui sembra aver fatto un passo indietro verso quel “metal per astronauti” che un tempo era il suo unico vero trademark: “Flies…” non dà esattamente l’impressione di poter funzionare completamente dal vivo, è per lo più strumentale ed introspettivo, tanto da richiamare con forza quei pacifici paesaggi siderali che abbiamo avuto modo di scoprire con “Wake Lift” e con le tracce più tranquille di “A Determinism Of Morality”. Ad eccezione della vigorosa (ma comunque piuttosto melodica) “Pegasus”, le urla di Mike Armine qui sono quasi sempre lontane, echi nello spazio profondo; il fulcro dei brani sono i fini e carezzevoli intrecci chitarristici di Matt Weed e il drumming di BJ McMurtrie, entrambi sugli scudi soprattutto nell’opener “Soot”, una specie di sintesi surreale ed astratta del tribale e del futuristico. Questo EP probabilmente non stupirà alcun fan di lunga data della formazione, ma ha il merito di riaprire una finestra su un periodo felicissimo della storia dei Rosetta, che, non a caso, ancora oggi è il preferito di una buona parte del loro seguito. Azzeccata come al solito la produzione, ottima l’interpretazione, solidissimo il songwriting: quattro composizioni, mezzora abbondante di musica che si distende in lente spirali, lungo cammini di pura evanescenza. Nessun’altro in campo “post” e simili suona come questi ragazzi.