5.0
- Band: ROSS THE BOSS
- Durata: 00:45:30
- Disponibile dal: 06/03/2020
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Nella sua ultima apparizione live in suolo italico, dei quindici pezzi proposti al pubblico parmense, solo tre appartenevano ai lavori realizzati in propri come Ross The Boss; il resto era dedicato, come prevedibile, ai successi rilasciati a suo tempo con tali Manowar. Da “Fighting The World” a “Death Tone”, da “Battle Hymn” a “Hail And Kill”: inni assoluti di un epic metal che ha fatto la storia del genere. Una setlist ancorata al passato che difficilmente subirà cambiamenti nell’immediato futuro, e questo nonostante la lista dei brani da solista si sia ultimamente allungata grazie all’ultima pubblicazione ad opera del chitarrista statunitense, il qui presente “Born Of Fire”.
Il motivo? Presto detto: se già il precedente album “By Blood Sworn” non aveva certo spiccato in fatto di originalità e brillantezza, il quarto full-length di Mr.Friedman e compagni compie un ulteriore passo indietro. Nonostante il tentativo, riuscito, di allontanarsi dalle sonorità epiche e roboanti sparate durante la militanza negli autonominatisi kings of metal, preferendo attacchi più tradizionali ed heavy, la spina della carica creativa ed emozionale rimane perennemente staccata. A parte alcuni episodi, le composizioni risultano pressoché deboli e monoritmiche con una serie di refrain ripetuti all’inverosimile. Non basta il tocco di Ross The Boss per animare pezzi che stentano a decollare, fermandosi a mid/uptempo poco incisivi e alla lunga tediosi (“Fight The Fight”, “Demon Holiday” e “Waking The Moon” su tutti). Forse, il vero ‘colpevole’, sta proprio nella figura che dovrebbe dar peso alle trame sonore delineate dal mastermind americano: la voce di Marc Lopes riesce nell’impresa di non dare alcun impatto interpretativo degno di nota alle dodici tracce della tracklist; piatto nelle parti più armoniose, a dir poco nevrotico in quelle più alte e grintose. Dopo Patrick Fuchs, un altro vocalist non all’altezza della situazione alla corte di Ross The Boss. Diventa così arduo trovare un episodio più meritevole di altri: volendo salvare il salvabile scegliamo “Undying”, l’opener “Glory To The Slain” e “I Am The Sword” a contendersi il titolo di brano ‘top’ di “Born Of Fire”. Tanto insindacabile la portata metallica riversata in epoca manowariana, quanto discutibile questa sua creatura da solista, non ci resta che attenderlo nuovamente on stage (ad aprile?) insieme alle atmosfere leggendarie del Sign Of The Hammer.