8.0
- Band: ROSSOMETILE
- Durata: 0:53:16
- Disponibile dal: 10/05/2024
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La città di Salerno si staglia come una cartolina, nella nostra mente: il sole caldo del sud, scogliere bagnate da un mare cristallino, fragranze agrumate provenienti da limoni e aranci ci riempiono le narici al solo pensiero; un panorama idilliaco accompagnato dalle note sognanti e sornione di un mandolino che risuona delicatamente in lontananza.
Ecco, l’idillio appena descritto si trova letteralmente agli antipodi della proposta musicale del quartetto dei Rossometile, una compagine salernitana qui al terzo disco, dal titolo “Gehenna”. Lo stile seguito dal gruppo è un mix di metal gotico, rock progressive e qualche fugace nota industrial utilizzata per dipingere un macabro bicolore fatto di nero e rosso; esattamente come la bellissima copertina che accompagna il full-length di dodici tracce regalatoci dalla band fondata dalla cantante Ilaria Hela Bernardini e il chitarrista Rosario Runes Reina.
L’album proposto dai campani Rossometile, pur non essendo un vero e proprio concept, segue la linea tematica del tormento e della sofferenza a cui l’essere umano è inevitabilmente soggetto, elementi questi che si contrappongono – e a tratti fondono – con il sentimento della passione, rigorosamente e magistralmente rappresentato dalle figure femminili che compaiono in quasi tutti i brani proposti.
L’odore di bruciato e le fiamme ci aspettano all’apertura dell’album, mentre veniamo trasportati da cori e incalzanti chitarre nella “Gehenna”, titolo del primo brano nonché luogo che, nel Nuovo Testamento, rappresenta l’inferno stesso, in cui i peccatori ardono nelle eterne fiamme della punizione divina. La performance canora è subito di livello, esattamente come il reparto strumentale e il ritornello aperto e melodico ci fa immediatamente presagire l’andamento che verrà seguito dall’opera.
Un breve intermezzo strumentale ci porta al cospetto di Maria Maddalena la prima donna cantata dai Rossometile nel brano “Magdalena”. La sofferenza di colei che annunciò la risurrezione del Cristo è perfettamente descritta da un brano guidato da chitarre robuste che si adagiano su una batteria solenne e rocciosa, fino ad esplodere in un solo profondo ed arrabbiato, a sottolineare l’orgoglio e il dolore di una figura femminile tanto interessante quanto controversa all’interno del mondo cattolico.
Il cambio di ritmo e di tema è lapalissiano, con un andante di pianoforte e gli immancabili cori che accompagnano la voce della Bernardini mentre descrive la appassionata Frida Kahlo nel brano “Pasionaria”; omaggio, questo, tanto allo spirito ribelle e rivoluzionario, quanto all’imperitura arte della celebre pittrice messicana.
Dopo un’apertura dedicata a personalità concrete e tangibili come le due appena citate, l’album varia elegantemente su protagonisti più generici e, ad opinione di chi scrive, difficilmente collocabili in un preciso contesto.
E’ proprio questo il caso del brano “Sangue E Seduzione”, pezzo prettamente gotico e vampiresco intriso di synth e riff alla Rammstein, oppure “Valhalla”, introdotto da “Dat Melti Min Modir”, bellissima cover di “My Mother Told Me”, resa famosa dalla serie TV “Vikings” e cantata completamente in lingua norrena. Il brano – come intuibile – narra la storia di una guerriera vichinga pronta a cadere in battaglia nel nome del Dio del Tuono e segue un’idea musicale totalmente differente, enfatizzando una ritmica a base di bodhrán irlandese, ghironde di sottofondo e una squillante arpa che ci riportano tra i gelidi fiordi che si affacciano sui mari del Nord.
Vale la pena di sottolineare la capacità dei Rssometile di cambiare radicalmente stile pur mantenendo una qualità compositiva e una spiccata maturità sonora senza mai sacrificare il proprio marchio di fabbrica; durante il corso dell’intero album è infatti chiaro come il quartetto riesca ad esplorare ed amalgamare sonorità differenti senza mai perdere il proprio timbro chiaramente riconoscibile.
Se l’odore di bruciato ci aveva accolto all’inizio di “Gehenna”, la puzza acida dello zolfo ci attende alla fine, proprio al centro della Giudecca, dove si ambienta “Duet With Satan”: questo è il brano in cui i Rossometile mettono in mostra la loro vena più progressive, regalando un pezzo su più atti intervallati da cambi ritmico-melodici e controtempi perfettamente amalgamati in una traccia di quasi undici minuti, culminante con una citazione direttamente presa dall’incipit de “La Divina Commedia”, il più grande capolavoro letterario della lingua italiana.
“Duet With Satan” ricopre magistralmente il ruolo di epilogo di un disco che trascende dal classico gothic metal stantio e slavato che la scena hard and heavy attuale tende a proporre con odiosa ostinatezza: “Gehenna” è un album che va approcciato come dovrebbe essere approcciata un’opera rock o un musical, e assaporato, ascolto dopo ascolto, soffermandosi sulle molteplici ispirazioni e citazioni che hanno forgiato l’identità sonora di un gruppo fin troppo sottovalutato.
L’ultimo lavoro proposto dai Rossometile ha le carte in regola per essere considerato una vera e propria pietra miliare sulla strada della loro crescita artistica; il salto di qualità che aspettavamo di vedere da un gruppo che oramai rilascia musica da oltre due decadi e che sembra aver raggiunto il livello necessario ad ottenere una più che meritata visibilità.