7.5
- Band: ROYAL HUNT
- Durata: 00:46:22
- Disponibile dal: 29/11/2013
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
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Nel 2011 i Royal Hunt davano alla luce “Show Me How To Live”, lavoro che sanciva sia il ritorno a casa del cantante D.C. Cooper che il definitivo riabbraccio da parte della band delle sonorità proprie dei masterpiece “Moving Target” e “Paradox”, due album amatissimi dalla maggior parte dei fan. Il fatto che questa decisione fosse maturata all’indomani di due album anche belli ma oggettivamente lontani dal glorioso passato rimpianto da una grossa fetta dei fan, ha fatto sì che “Show Me How To Live” convincesse un po’ tutti, strappando consensi a critica e pubblico. Dopo soli due anni Andersen e soci, in una lineup fortunatamente invariata, tentano il raddoppio di successo con questo nuovo “A Life To Die For”, album che effettivamente non delude, stazionando appunto sui binari già percorsi col disco precedente. “A Life To Die For” è come ce lo aspettavamo e come lo volevamo: maestoso, pomposo, denso di orchestrazioni… ma al contempo di facile ascolto e, spesso, addirittura incredibilmente catchy. La parte del leone (in questo caso dei leoni) è recitata come sempre dal leader Andersen e dal cantante Cooper: il primo creatore materiale di ogni canzone e autentico architetto, grazie al tocco pomposo delle sue tastiere e delle atmosfere presenti in tutte le tracce; il secondo ancora una volta autore di una prestazione ottima, sia dal punto di vista esecutivo che interpretativo. Con la ‘strana coppia’ al comando quindi non si può sbagliare, e infatti “A Life To Die For” ci suscita le stesse sensazioni positive dell’album precedente. L’opener “Hell Comes Down From Heaven” è una forte dichiarazione in tal senso: ‘siamo i Royal Hunt’ sembrano voler dire i nove minuti di durata di questa lunga suite, minuti durante i quali troviamo tutto quello che rende famosa questa band, dalla lunga intro orchestrale all’ottimo ritornello, per concludere con un infuocato assolo del bravo Larssen. “A Bullet’s Tale” ci colpisce appunto con la forza di una pallottola, presentandosi come un altro pezzo melodico negli intenti ma raffinato nell’incedere e in grado, rispetto al brano precedente, di aggiungere alla maestosità dei suoni anche una carica drammatica interpretativa che lo fa veramente decollare. Torniamo su territori meno emozionali ma più easy-listening con “Running Out Of Tears”, che ha il pregio di contenere il ritornello più memorizzabile dell’intero lotto… impossibile non canticchiarlo dopo solo un paio di ascolti! La drammaticità e l’emozionalità che ci avevano ammaliato con “A Bullet’s Tale” tornano prepotenti nella successiva “On Minute Left To Live”, brano tra i più veloci del lotto, che si è posto subito in testa alle nostre personali preferenze sui solchi di quet’album. La ballad “Sing Of Yesterday” staziona comoda ancora una volta su binari molto catchy e immediati, prima che la variegata “Won’t Trust, Won’t Fear, Won’t Beg” e la conclusiva, lunga, title-track concludano un album forse un po’ corto, ma di sicuro composto all’insegna dell’eleganza e del buon gusto compositivo. Inutile soffermarsi oltre, con questa configurazione i Royal Hunt hanno trovato un equilibrio che non può che portare buoni frutti, e pazienza se questo album e il precedente finiscono per somigliarsi un po’… davanti a musica così buona, non possiamo certo restare indifferenti!